L’invito a nozze presso gli uffici Koch Media ci ha permesso di provare in anteprima la versione europea di Persona 5, in arrivo il prossimo 4 aprile.
Un invito a sorpresa degno dei Ladri Fantasma ci ha permesso di provare in anteprima Persona 5, l’attesissimo JRPG che sarà disponibile su PlayStation 4 e PlayStation 3 in Italia a partire dal prossimo 4 aprile. Partiamo però dal principio: già questo titolo mi ha tirato fuori un hype non da poco, seguendo attentamente tutte le notizie che sono state presentate col tempo, i gameplay della versione giapponese e i numerosi trailer; il poterlo provare mi ha permesso di confermare una volta per tutte le mie aspettative. Un solo schermo e due ore di puro divertimento mi hanno permesso di analizzare quanto più possibile di questo gioco.
Welcome to the Phantom Thieves, motherfucker
Da un punto di vista legato al lavoro dei doppiaggio e della caratterizzazione dei personaggi, sono rimasta piacevolmente colpita dall’interpretazione dei doppiatori nel cercare di trasmettere ciò che il proprio personaggio prova in maniera molto naturale. Anche riascoltando il voice acting americano senza vedere le espressioni dei personaggi, attraverso il log, rendeva molto chiara l’idea di cosa stesse accadendo senza stravolgere in alcun modo i dialoghi. Nessuna forzatura, nessuna esagerazione, esattamente come piace a me.
Ho trovato particolarmente interessante il lavoro tanto sui personaggi di contorno quanto sui protagonisti, i toni severi dei professori, ad esempio, o anche solo il modo di reagire alle situazioni che si presentavano. Quando prendo in mano un gioco, basandomi sulle ambientazioni, sono sempre abbastanza pignola nel giudicare le caratterizzazione dei protagonisti, ma non tralascio nemmeno i personaggi di sfondo, che sono utili sì, ma solo in parte. Devo ammettere che giocando a Persona 5 ho trovato non solo le caratterizzazioni dei personaggi non stereotipate ma anche in linea con la loro storia. Alla stessa maniera ho esaminato con cura la caratterizzazione dei personaggi di fondo e ha avuto un giudizio neutro: mi è piaciuto ma non mi è piaciuto al tempo stesso. Ci sono stati dettagli che non mi hanno catturata, sebbene rendevano lo scenario nel complesso coerente. Durante una situazione tragica, come in alcune delle scene che abbiamo potuto vedere, ho trovato azzeccato il fatto che il “pubblico” andasse a scattare foto e riprendere video dell’accaduto, ma non tanto le reazioni dei professori, che vedendo uno scenario catastrofico hanno cercato di liquidare la situazione in due battute. Puro gusto personale, però.
Un’altra cosa che non ho trovato particolarmente piacevole è il fatto che il gioco abbia dei passaggi obbligati per il raggiungimento dell’obiettivo principale. Se per esempio l’obiettivo era arrivare a un determinato punto, come ad esempio uscire dalla stazione, qualsiasi altra interazione, come anche il solo interagire con un rivenditore di un negozietto nella stessa zona, veniva bloccata. È stato mortificante dover cercare di capire, a gioco già avviato, dove dovessi andare e ritrovandomi ogni due secondi un “devi prima andare a fare questa cosa”, sia che fosse parlare con un personaggio di fondo, sia andare a guardare in altri punti della zona in cui mi trovavo ritrovandomi obbligata ad andare in un determinato luogo.
Nonostante tutto ho apprezzato molto la resa grafica di Persona 5 e i dialoghi ripresi sotto forma di balloon. Rende l’idea di un gioco in stile fumetto, che non posso che adorare.
Take your heart
Guardando un po’ più nel dettaglio le meccaniche di gioco e dei combattimenti, i comandi non sono nemmeno troppo difficili da apprendere. Io mi sono approcciata ad un sistema di gioco immediato e nuovo per ciò a cui sono abituata, e devo dire che non ho avuto nemmeno troppa difficoltà a farlo: in generale, anche senza sapere nulla del gioco e delle sue meccaniche, al momento giusto compaiono i riquadri che presentano un mini-tutorial che spiega come fare cosa in quale situazione. Quanto ai combattimenti, l’interfaccia è molto intuitiva, rendendo chiaro quale tasto bisogna premere per poter accedere al tipo di attacco che si vuole fare (corpo a corpo, a distanza, uso delle abilità del Persona) o anche solo cambi di strategia oppure utilizzo degli oggetti. Questo è un motivo in più per cui io mi sono trovata veramente a mio agio sin dai primi combattimenti.
Sui Persona, o meglio sugli Shadow che si andranno a incontrare, c’è molta varietà e ciascuno stile ha le sue debolezze e resistenze. Qui l’ingegno del giocatore sta a comprendere quali sono ma, credetemi: non è troppo difficile scoprirlo, almeno per alcuni. Comprendere il punto debole del nemico è fondamentale perché una volta indeboliti al punto giusto tutti gli avversari ci sarà la possibilità di ottenere qualcosa da essi, che sia il loro potere (diventando Persona effettivi da usare in battaglia), soldi oppure oggetti. Occhio però, ottenere il potere del proprio nemico non è così facile, bisogna saperli convincere, perché in caso contrario torneranno ad attaccare. Inoltre, non solo è possibile “interrogare” i nemici, ma c’è anche la possibilità di dar loro il colpo di grazia.
Ho trovato abbastanza appassionante il cercare di scoprire le debolezze degli Shadow e soprattutto il provare a convincerli a donare il proprio potere. Non si possono però prendere tutti i Persona, o meglio, non è possibile usarli tutti, ma questo non l’ho trovato problematico; anzi, il dover decidere quali Persona usare mi è utile per migliorare il più possibile non solo il protagonista, ma anche l’intera squadra.
In battaglia è sempre possibile scegliere la fuga, tranne quando sono gli avversari a cogliere di sorpresa i protagonisti, e saper scegliere il giusto attacco nel momento più adatto risulterà fondamentale. Ci ho dovuto prendere la mano per poter riuscire a fare delle imboscate ai miei avversari, evitando che questi mi scoprissero prima. Non negherò che le prime volte è stato parecchio difficoltoso riuscire a capire come farlo, ma una volta presa la mano vi assicuro che diventa sempre più facile.
A seconda dei casi si può utilizzare il Persona più adatto in caso di cure, attacchi o buff che possono colpire alleati (con potenziamenti di difesa/attacco) o nemici (cercando di abbassarne la difesa/attacco). Ciò dipende dallo stile di gioco e dalla strategia, e l’ho apprezzato tantissimo perché ogni battaglia, anche con gli stessi avversari, può comunque diventare più interessante.
Manca solo un mese a Persona 5.
Persona 5 si può riassumere in una sola parola, anche se sarebbe veramente molto riduttivo: Entusiasmante. Ottimo il concept dei personaggi, altrettanto quello dei Persona, veramente buono il doppiaggio e accattivante l’interfaccia durante i combattimenti. Persona 5 è un titolo che già dai primi annunci si è fatto desiderare fino all’ultimo giorno, creando non poche aspettative. Devo ammettere che, dopo averlo provato, tutte queste aspettative sono state confermate. Giocandoci non ho nemmeno percepito lo scorrere del tempo, tant’è che le due ore che son state concesse sono volate via che è una bellezza: provare per credere.