Il giorno più atteso dell’intero viaggio, almeno per quanto mi riguarda, è finalmente arrivato. Erano anni che aspettavo di poter vedere dal vivo il leggendario Gundam di Yokohama, la statua in scala 1/1 in grado di muoversi e, in qualche modo, camminare. La Gundam Global Challenge che si è concretizzata nel 2020 ha dato vita a un’attrazione unica al mondo, che tuttavia chiuderà definitivamente i battenti il prossimo marzo, come confermato dai cartelli che è possibile trovare nella stazione dei treni della città.
Prima di recarci alla GUNDAM FACTORY però abbiamo preso un treno Shin-Yokohama, con lo scopo di visitare il Ramen Museum (da non confondere con il Cup Noodle Museum, che si trova sempre a Yokohama). Dopo esserci messi in fila ad attendere l’apertura assieme a un manipolo di cittadini locali (ai giapponesi piace tantissimo fare la fila), siamo rimasti qualche minuto a girare per la sala di ingresso, per poi scendere al piano interrato, la vera attrazione del museo. Siamo rimasti letteralmente a bocca aperta vedendo ciò che era stato riprodotto all’interno del museo, una cittadina nipponica di qualche decennio fa con tanto di cielo, costellata da locali nei quali era possibile ordinare diverse tipologie di ramen e mangiare.
La nostra scelta è ricaduta sul locale con meno fila, ma purtroppo la mia scelta personale è ricaduta su una varietà di ramen che non mi è piaciuta per niente, per questo motivo non sono riuscito a godermi il pasto — per la prima volta da quando sono in Giappone. Mi rimarrà impresso il fatto che anche la musica all’interno del locale veniva dal passato, più precisamente dagli anni Novanta: ho rinosciuto due delle mie canzoni preferite di quel decennio, come “Rosier” dei LUNA SEA e “Movin’ on Without You” di Utada Hikaru. Finito di mangiare e di girare per il museo ci siamo spostati nuovamente in stazione per prendere un treno in direzione del porto, dove si trova il Gundam gigante.
Dopo essere scesi dal treno abbiamo attraversato a piedi Isezakichō, il quartiere nel quale sono ambientati i più recenti Like a Dragon e Lost Judgment, riconoscendo alcuni iconici simboli come la ruota panoramica, il parco e l’iconico skyline della città. Avvicinandoci all’attrazione l’emozione cresceva sempre di più, e una volta entrati non abbiamo potuto fare altro che avvicinarci il più possibile per osservare la statua da vicino.
L’RX-78F00, variante del Gundam originale si colloca all’interno di una vera e propria gabbia di contenimento, che in realtà funge da struttura in grado di tenerlo “sospeso” (mai realmente in piedi) e gli consente di muoversi simulando qualche passo e assumere diverse posizioni. Appena arrivati ci siamo piazzati il più vicino possibile per assistere a uno degli spettacoli in programmazione, in attesa del nostro turno per salire in cima alla tower e vedere lo spettacolo il più vicino possibile — con biglietti acquistati circa un mese prima della partenza, altrimenti sarebbe stato impossibile.
Terminato il primo spettacolo abbiamo scattato qualche foto e ci siamo diretti alla GUNDAM BASE nelle immediate vicinanze, per accaparrarci un po’ di GUNPLA e merchandise esclusivo prima del nostro turno. Sfortunatamente il negozio è stato proprio ciò che ci ha delusi di più dato che, visto l’avvicinarsi della chiusura definitiva, ciò che era possibile acquistare era solo una misera rimanenza di ciò che si poteva trovare in precedenza. Sono comunque riuscito a portarmi a casa quattro kit in edizione limitata e qualche altro gadget, come il libro fotografico della statua che affiancherò a quella del primo Gundam di Odaiba preso dieci anni fa.
Ci siamo messi in coda e siamo stati divisi in gruppi. Dopo aver lasciato le nostre buste negli armadietti ai piedi della torre, siamo dapprima saliti al piano intermedio e abbiamo assistito alla prima metà del nostro spettacolo, per poi salire in cima e vedere l’RX-78F00 in tutto il suo splendore. C’è da dire che, nonostante i divieti, alcuni turisti stranieri hanno utilizzato selfie stick e apparecchi che ostruivano una corretta visione a tutti gli altri e per questo motivo ci siamo abbastanza alterati (Sciascillo in particolare) nei loro confronti. Se solo avessero compreso i nostri insulti…
Tornati a terra, Kurama e Luca ci hanno abbandonati per raggiungere Mastro — che, totalmente disinteressato, nel frattempo ha girato per Yokohama e la sua Chinatown — mentre io e Sciascillo siamo rimasti alla Factory in attesa che calasse il sole per goderci gli spettacoli serali. Ci siamo accollati due Haro pieni di popcorn (che in valigia hanno occupato davvero troppo spazio) e ci siamo rilassati sulla terrazza all’aperto del Gundam Café, l’ultimo punto vendita della catena ancora in attività.
Giunto l’orario di chiusura e visti tutti gli spettacoli era ora di andare via, e vi assicuro che è stato davvero difficile dire addio a quella versione del Gundam prima dello smantellamento definitivo. Da qui il titolo “Dai Giacomo, andiamo via” — la citazione di Tre uomini e una gamba diventata in qualche modo il tormentone di questo viaggio ogni qual vola dovevamo andar via da un determinato posto, Yokohama su tutti. Fortunatamente siamo riusciti a prendere l’ultimo treno diretto a Ikebukuro, dove ci siamo ricongiunti con gli altri per la cena.
Una volta consumato il nostro pasto in uno di quei locali che se non mangi in fretta ti sputano fuori a calci in culo, abbiamo deciso di svoltare la serata provando una delle attrattive di Tokyo che più smanio di provare sin dai tempi del mio primissimo viaggio: il Karaoke. Una volta varcata la soglia del Karaokekan, la stessa catena di locali che troviamo all’interno dei giochi di Yakuza (specialmente a Kamurocho) ci hanno proposto un pacchetto gaijin, che comprendeva un’ora di karaoke e free drink al costo di 2000 yen. Una volta superata la soglia, il costo era di altri 2000 yen a persona per ogni mezz’ora aggiuntiva.
Entrare nel nostro stanzino personale è stato suggestivo, poco dopo l’impiegato ci ha raggiunti coi nostri drink e abbiamo cominciato a smanettare col Joysound che presentava la stessa identica interfaccia vista in Like a Dragon. Nonostante avessi solo un filo di voce a causa del raffreddore (che a proposito, non è un semplice raffreddore e non mi è ancora passato) ho potuto cimentarmi in duetti pazzeschi come “Lion” da Macross Frontier assieme a Kurama, “again” di FMA Brotherhood (davvero impossibile) con Mastro, classici come Cha-La Head-Cha-La e Dan dan kokoro hikareteku da Dragon Ball, nonché la splendida ignited da Gundam SEED DESTINY. La serata si è chiusa con un coro a squarciagola di “I want it that way” dei Backstreet Boys, che ci ha fatti pentire di non aver iniziato sin da subito con un pezzo del genere per degenerare chissà dove nel panorama pop degli anni Novanta. Abbiamo spaccato l’ora, con immensa delusione degli impiegati del Karaokekan, e ci siamo diretti verso casa col sorriso stampato sulle labbra.
Nella giornata successiva le nostre mete sono state Mitaka e Nakano, ma di questo ne parleremo nel prossimo articolo.
P.S. Gli ultimi giorni di viaggio ho dovuto soccombere alla stanchezza e alla cattiva salute e non sono più riuscito a scrivere e pubblicare i diari mentre ero lì a Tokyo. Adesso che sono in Italia, nonostante non sia ancora guarito, sto cercando di recuperare. Fate il tifo per me!