The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

Dal 10 giugno arriva finalmente nelle sale italiane The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes, ultima opera di Tomohisa Taguchi e Mei Hachimoku

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

A distanza di due anni i prossimi 10, 11 e 12 giugno arriverà anche nelle sale italiane The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes, pellicola basata sull’omonimo romanzo di Mei Hachimoku, e che già nel 2023 vinse il premio Paul Grimault dopo la sua presentazione al Festival di Annecy dello stesso anno, oltre ad aggiudicarsi il titolo di miglior film agli Anime Trending Awards nel 2024.

Un’opera che ancor prima della sua pubblicazione italiana lascia notevolmente parlare di sé, alzando non di poco le relative aspettative. Sarà riuscita la nuova opera di Tomohisa Taguchi a conquistarci? Scopritelo nella nostra recensione!

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

  • Titolo originale: 夏へのトンネル、さよならの出口 (Natsu e no Tonneru, Sayonara no Deguchi)
  • Titolo italiano: The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes
  • Uscita giapponese: settembre 2022
  • Uscita italiana: 10 giugno 2024
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 83 minuti
  • Studio di animazione: Clap Animation Studio, Pony Canyon
  • Distributore: Anime Factory (PLAION Pictures)
  • Sceneggiatura: Tomohisa Taguchi
  • Adattato da: omonimo romanzo di Mei Hachimoku 

Abbiamo recensito The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes grazie all’anteprima stampa a cui ci ha invitati PLAION.

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

“Conosci le voci sul tunnel in cui si ottiene qualsiasi cosa si desidera? Si dice che attraversando il portale che si trova nel profondo di quel tunnel spunti fuori ciò che più si desidera, ma in cambio si invecchierebbe di cent’anni. Il nome di quel tunnel è… Tunnel di Urashima.”

Proprio con queste parole, The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes si apre allo spettatore, instillando in lui una piccola dose di curiosità accompagnata da una miriade di supposizioni su come quelle parole possano influenzare l’intera esperienza. All’interno del film seguiamo le vicende di Kaoru Tono e Anzu Hanashiro, due ragazzi delle superiori accomunati da un tragico passato, e che per pura casualità finiranno per intrecciare i loro destini in modo indissolubile. Infatti, per fuggire dai soprusi del padre, Kaoru decide di scappare in piena notte dalla sua abitazione, ritrovandosi dopo poco sui binari del treno della loro piccola città rurale. Qui il protagonista precipita fino ad arrivare in un piccolo stagno nascosto dalla vegetazione e da occhi indiscreti, caratterizzato inoltre dalla presenza di una misteriosa crepa nella roccia, simile ad una grotta, al cui interno un fiume e degli alberi fioriti lo accompagnano nel suo tragitto all’interno di un’oscurità sempre più profonda.

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

Così come narra la leggenda, al suo interno ritroverà ricordi dei suoi affetti più cari appartenenti al passato, ma quando questo grande potere lo spaventerà e lo porterà a scappare via dal tunnel, si accorgerà che i pochi minuti passati al suo interno non sono altro che tre interi giorni nel mondo reale. Attirato dal mistero che ruota attorno al Tunnel di Urashima, il nostro protagonista decide di indagare sempre più a fondo, destando anche l’attenzione della nuova arrivata in città, Anzu Hanashiro, ragazza gentile, ma dai toni distaccati, desiderosa di tener ben saldo dentro di sé il segreto che porta sulle spalle. Nasce così una forte intesa tra i due, che li porterà a collaborare per ottenere ciò che più desiderano al mondo. Non vogliamo però andare oltre, e toccherà a voi scoprire cosa i nostri protagonisti cerchino davvero all’interno del tunnel.

Una moda che colpisce al cuore

Non è raro oggi giorno che diversi film d’animazione, soprattutto giapponese, offrano agli spettatori una storia d’amore (o simile) basata sempre sui classici cliché che hanno fatto appassionare il pubblico (sottoscritto compreso). Un esempio di ciò sono film come Your Name (君の名は。, Kimi no na wa), Weathering with You (天気の子, Tenki no ko), Miyo – Un amore felino (泣きたい私は猫をかぶる, Nakitai watashi wa neko o kaburu), La ragazza che saltava nel tempo (時をかける少女, Toki wo kakeru shōjo), ma potremmo elencarne un’infinità. Tutti film dove l’aspetto fantasy/fantascientifico viene sfruttato come doppio pretesto sia per catturare l’attenzione dello spettatore, sia per far incontrare e innamorare i due protagonisti. Allo stesso modo anche The Tunnel to Summer non si distacca dalle “basi” che hanno reso molti di questi film un successo assicurato.

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

Una nuova persona irrompe nella vita del protagonista, portando con sé un evento misterioso che funge da simbolo di un grave trauma. I protagonisti devono così lavorare insieme per risolvere il mistero e, così facendo, avvicinarsi, lacerando vecchie ferite per guarirle definitivamente. In casi come questi è difficile rimanere nel “grigio”, portando a schermo una storia che o la si adora o la si trova semplicemente scontata, come se sapessimo già dove andremo a finire. È proprio su questo ultimo punto che però voglio spezzare una lancia in favore di The Tunnel to Summer, in quanto pur presentando una storia che fin dalle prime battute possiamo suppore che epilogo presenterà, riesce comunque a tenere incollato lo spettatore per tutta la sua intera durata, conquistandolo sempre più, e pur immaginando dal principio la sua conclusione, trovo che ogni tanto sia giusto e doveroso lasciarsi trasportare da un’opera la quale vuole solo creare una confort zone attorno allo spettatore per puntare più sull’empatia verso i protagonisti che su qualche colpo di scena inaspettato. Proprio come nei film di Makoto Shinkai, ci troviamo davanti una storia da vivere con il cuore più che con la ragione, accompagnati da uno splendido tocco contemporaneamente malinconico e gioioso sia sul lato estetico che narrativo.

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

Il film cerca inoltre di porre enfasi sull’aspetto psicologico dei protagonisti, su come affrontino i rispettivi traumi del loro passato, analizzando anche il proprio “io” nel momento in cui ci si sofferma a pensare “cos’è che voglio più al mondo?”. Una domanda che inizialmente può apparire banale, ma che noi stessi, se ce la ponessimo in questo esatto momento, avremmo difficoltà a rispondere sinceramente perché, così come accade per i nostri protagonisti, non fa altro che mettere in discussione la nostra reale natura. Nel tunnel, di fronte alle rappresentazioni simboliche del loro dolore, i protagonisti devono scegliere a cosa aggrapparsi e cosa lasciare andare, mentre il tempo li allontana rapidamente da ciò che può essere considerata “realtà”. Il film riesce quindi a dare piena voce all’allegoria della morte rappresentata con il Tunnel di Urashima, che riesce a dare una visione desolante di uno sviluppo arrestato nel momento in cui il sentimento di perdita riesce a consumare una persona fino a farle perdere la cognizione della realtà, sentendo unicamente un mondo che scorre sempre più velocemente.

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

A differenza dell’opera originale, una pecca a parer mio è l’assenza dei monologhi interiori dei personaggi, offrendo, si, allo spettatore un’esperienza più sintetica delle vicende, ma tagliando da tutto il contesto ciò che si potrebbe definire come “l’anima” dei protagonisti. In The Tunnel of Summer soprattutto, ci troviamo davanti due protagonisti peculiari, accumunati da un linguaggio silenzioso, fatto di poche parole, di gesti, e che maschera le proprie emozioni attraverso un tono il più distaccato possibile. In un’esperienza di questo tipo, escludere tanti dei monologhi interiori dei protagonisti lascia allo spettatore la sensazione di essere stato tagliato fuori da una parte delle vicende.

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

La stessa sensazione si ha anche con l’assente approfondimento delle figure che circondano i due protagonisti, che in un tempo così riduttivo (che porta la stessa storia a svolgersi spesso in tempi fin troppo celeri) finisce per renderli un semplice sfondo alle vicende. Gran parte dell’arco narrativo del libro riguarda i due personaggi che imparano a far entrare altre persone nelle loro vite, e la significativa limitazione del ruolo di Kawasaki, la bulla schiaffeggiata da Anzu, e Shohei, l’unico amico di Kaoru, nella narrazione rende il loro arco di introspezione meno significativo, poiché sono le due persone attraverso le quali arriviamo a comprendere più profondamente il modo in cui i protagonisti interagiscono. A dare invece più resa troviamo situazioni maggiormente emotive, come Kaoru che, spinto al punto di rottura dal padre violento, ha un attacco di panico. L’uso della telecamera in prima persona durante l’attacco, così come la recitazione vocale e il sound design (che rinuncia alla musica durante la scena), lo rendono rispettoso, consentendo al pubblico di entrare pienamente nell’esperienza.

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

Perdendoci tra i petali di Urashima

Tecnicamente The Tunnel to Summer si dimostra un quadro in continuo movimento, mettendo in risalto come uno dei tratti distintivi di Taguchi sia l’uso elegante del colore, con diverse tavolozze monocromatiche che fanno risaltare qualsiasi colore contrastante (come abbiamo potuto constatare anche in Akudama Drive e Bleach: Thousand Year Blood War). L’opera riesce quindi con espedienti molto semplici a regalare scene dall’alto impatto emotivo. Un chiaro esempio è una scena che per evitare spoiler non descriveremo a pieno, ma che attraverso l’uso monocromatico di diverse sfumature di rosa riesce a creare un mondo contemporaneamente confortevole ma anche con un costante sentore di disagio. Discorso simile anche per l’ambientazione principale, il Tunnel, buio pesto e con le foglie cadenti dagli alberi color arancio dorato, capaci di far sembrare spaziosi e vivi anche gli spazi più claustrofobici.

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

L’animazione è di per sé meravigliosa, soprattutto nel trasmettere l’atmosfera come il tempo piovoso attraverso una minuziosa cura per i dettagli fisici, donando la giusta enfasi anche alle onde create dalla caduta delle singole gocce. Degna di nota è l’ambientazione probabilmente più bella dell’intero film, l’acquario che Anzu e Kaoru visitano in un giorno libero dall’esplorazione del tunnel. Qui sentiamo a pieno carattere la vivacità di ogni colore, riuscendo a visualizzare con i nostri occhi come lo stesso stato d’animo dei  protagonisti possa cambiare velocemente il mondo che li circonda.

Da menzionare anche la colonna sonora eclettica e utilizzata con precisione da Harumi Fuuki, e la direzione del suono di Satoki Iida, che trasmette sempre una qualità intima e atmosferica. Sia che si utilizzi un gamelan illimitato durante le scene del tunnel per creare il senso di un rituale multidimensionale ultraterreno, o i silenzi e la sottile direzione del suono delle scene domestiche in cui Kaoru è costretto a fare i conti con i resti del suo passato, il lavoro sonoro nel film è sorprendente. L’effetto tridimensionale donato al tunnel è inoltre un dettaglio che mostra la cura dedicata al film e al suo voler essere altamente immersivo. Ad aiutare l’immersività troviamo anche un discreto doppiaggio italiano che, seppur con qualche difficoltà, riesce a tener fede allo stato emotivo dei due protagonisti.

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

A chi consigliamo The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes?

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes è consigliato a tutti gli amanti delle classiche storie d’amore, caratterizzate da qualche elemento più fantasy/fantascientifico. Un titolo che saprà come deliziarvi, riuscendo a raccontare la propria storia in tempi talmente veloci che nemmeno ve ne accorgerete. Un film da recuperare, anche a patto di soprassedere a qualche piccola differenza con l’opera originale.

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes – Recensione

  • Cura per i dettagli grafici e musicali
  • Grande attenzione posta all’anima piscologica dei personaggi
  • Storia d’amore ed elementi fantasy ben strutturati…

  • … Ma per molti potrebbe trattarsi del solito cliché
  • Una cura maggiore sui personaggi secondari e i tempi di racconto avrebbe aumentato considerevolmente l’impatto generale
  • Doppiaggio italiano discreto, ma che non può considerarsi al pari dell’originale
The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes
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Quando "addio" non rappresenta la fine, ma solo un meraviglioso inizio

The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes è un’opera meravigliosa che, pur basandosi sui cliché più classici dell’animazione giapponese, sa bene come raccontare la propria storia, coì come su quali punti far leva per catturare l’attenzione dello spettatore. Il film si pone lo scopo di raccontare oltre ciò che ci viene mostrato, mettendo in evidenza anche come l’affrontare la propria perdita possa in qualche modo rallentare il mondo attorno a noi. L’uso dei colori monocromatici dona ulteriore profondità a titolo, evidenziando come nella semplicità si ottenga spesso la massima resa. Ci è dispiaciuto riscontrare come sia stato dato poco spazio ai personaggi secondari e all’introspezione dei protagonisti, ma il fatto che la storia si muova su tempi celeri ne permette una fruizione maggiore. L’uso del suono contribuisce alla sua profondità, ma il doppiaggio italiano non riesce sempre a conquistare come ci si aspetterebbe. Un film assolutamente da recuperare, perché no, anche con qualche fazzoletto vicino.

Amante dei videogiochi fin dalla tenera età, ama perdersi nella scrittura ascoltando le OST di FINAL FANTASY e KINGDOM HEARTS. Convinto fieramente che la bellezza di un equip sia più importante delle sue statistiche, è sempre alla ricerca di nuovi oggetti da aggiungere alla sua collezione videoludica.

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