La storia di Shenmue III inizia esattamente dal punto in cui l’avevamo lasciata ben diciotto anni fa. Ryo e Shenhua Ling dentro a una misteriosa grotta davanti agli affreschi di un drago e una fenice. Una profezia viene narrata dall’affascinante fanciulla, e riguarda ciò che dovrebbe succedere se le due figure dovessero incontrarsi. Qui riparte la storia di vendetta e amicizia di chi ha perso il padre a causa di un brutale omicidio e di chi il padre sogna di ritrovarlo dopo una misteriosa scomparsa. Questa è l’inizio della storia di Shenmue III che, dopo diciotto anni, cerca di emozionarci nuovamente nello stesso modo dei capitoli precedenti.
Quando Yu Suzuki ha fatto la sua comparsa durante l’E3 del 2015 sapevo che questo giorno stava finalmente per arrivare. Il papà del primo gioco che abbia mai portato a termine (OutRun) aveva deciso di proseguire la storia lasciata in sospeso da tantissimi anni, punta di diamante di una delle più belle console mai uscite sulla faccia della terra ma, ahimè, forse troppo avanti per il tempo in cui uscì, il SEGA Dreamcast. Vista la moda del tempo, propose un Kickstarter per poter creare il terzo capitolo di una saga che i videogiocatori di tutto il mondo amavano, polverizzando qualsiasi record della piattaforma, ovvero ponendo un modesto traguardo di 2.000.000 $ e ottenendone ben 6.333.295. Ricordo che quando giocai a Shenmue a casa di un amico venimmo rapiti da quel mondo e da quei personaggi, pensando che per l’epoca fosse pressoché impossibile avere quel piccolo mondo dentro i 4 GD-ROM del primo capitolo. Successivamente ho ritrovato le stesse emozioni con Shenmue II per poi arrivare ad avere la speranza, sempre più flebile col passare degli anni anni, di sapere cosa cacchio sarebbe successo fuori da quella grotta. E alla fine sono queste le mie impressioni sull’attesissimo Shenmue III.
- Titolo: Shenmue III
- Piattaforma: PlayStation 4, PC / Steam
- Versione analizzata: PlayStation 4 (EU)
- Genere: Avventura dinamica
- Giocatori: 1
- Publisher: Deep Silver
- Sviluppatore: YS Net, Neilo
- Lingua: Italiano (testi), Inglese e Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 19 novembre 2019
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: disponibile una limited edition che include una patch di stoffa, adesivi, lightbox e uno specchio rotondo
Abbiamo recensito Shenmue III con un codice PlayStation 4 fornitoci gratuitamente da Deep Silver tramite Koch Media.
Dopo tutto questo tempo? Sempre.
La frase ricorrente di questa recensione sarà “non è per tutti”. Già dalla schermata del titolo capirete il perché: il gioco è un seguito diretto, per PlayStation 4 e PC, dei titoli originali, con quasi tutti i pregi e i difetti del precedente gioco datato 2001. Vedere una schermata con una barra di caricamento nello stesso anno in cui era ambientato Blade Runner potrebbe infatti far impallidire le nuove generazioni, da qui la dicitura “non è per tutti”. Appena iniziata l’avventura, un occhio non attento potrebbe non notare che avremo a disposizione un riassunto degli avvenimenti successi prima e, per chi osa buttarsi a capofitto per la prima volta nel gioco, questo potrebbe risultare frustrante. Non solo la storia, ma anche l’inventario del protagonista conterrà degli oggetti che gli aficionados della saga non faticheranno a riconoscere, ma le nuove leve potrebbero trovarsi decisamente spiazzati: per questo motivo, prima di iniziare la partita consiglio di consultare il video riassuntivo dei precedenti capitoli che spiega, a grandi linee, la storia dei due titoli antecedenti.
Come per i precedenti giochi, saremo il contorno di un mondo vivo, dove personaggi e ambientazioni avranno il compito di far crescere non solo il nostro Ryo ma anche noi stessi. Voglio osare dicendo che, in questi termini, la definizione di videogame sta stretta alla saga di Yu Suzuki, in quanto si tratta di una vera e propria esperienza volta ad arricchire il giocatore, dove il puro divertimento e l’intrattenimento non sono il punto focale, anche se non passano mai in secondo piano. L’Unreal Engine 4, motore utilizzato per il titolo, ci farà ammirare ricche ambientazioni e una veste rinnovata dei personaggi, anche se a dirla tutta la resa grafica non è paragonabile ai titoli tripla A che hanno utilizzato in precedenza lo stesso motore ma, personalmente, la resa grafica di un gioco non è mai stata un problema. La cura maniacale per i dettagli la si può notare anche aprendo i vari menu del gioco o visualizzando il taccuino dove saranno annotate le quest e altre informazioni utili da consultare.
Vivere per lavorare, o lavorare per vivere
Cosa dovremo fare quindi in questo titolo? Nei panni del nostro Ryo dovremo intercedere con i vari personaggi ed esplorare il mondo di gioco in maniera libera, o quasi. Questa opzione risultava davvero innovativa diciotto anni fa ma, considerando tutti i giochi derivati dallo stesso stile e modus operandi dell’opera e che durante i tempi hanno avuto dei perfezionamenti, Shenmue III rimane decisamente ancora al passato. Molte volte infatti il passaggio ci sarà negato da un ostacolo facilmente aggirabile e vedere questi limiti nel 2019 potrebbe causare fastidio al giocatore che ormai è abituato a ben più libertà di esplorazione videoludica. I movimenti inoltre sono ancora macchinosi e con delle animazioni purtroppo non all’altezza; quasi ogni nostra azione consumerà una barra di energia che, per poter essere ristabilita e garantirci una forma ottimale, causerà il consumo di vari alimenti che il nostro Ryo potrà mangiare.
Come nella vita reale, dovremo dare occhio al nostro portafogli per poterci procurare del cibo e potremo svolgere numerose tipologie di “lavori” per guadagnare qualche soldo e migliorare il nostro personaggio. Anche per conquistare la fiducia dei vari comprimari dovremo seguire dei compiti che, il più delle volte, risulteranno ripetitivi, o trovare una via alternativa che non sempre potrà garantirci il successo della missione. Oltre a questo potremo collezionare delle erbe o spendere il nostro capitale nei gashapon per poter scambiare le collezioni complete al banco dei pegni e ottenere denaro. Le erbe potranno essere vendute singolarmente oppure potremo vendere un tonico, frutto della combinazione delle stesse e ben più appagante in fatto di guadagno. Se ciò non dovesse bastare, potremo anche potremo noleggiare o acquistare una canna da pesca e dedicarci alla carriera da Sanpei per vendere i nostri esemplari. Gli Yuan, la valuta del gioco, saranno croce e delizia del titolo e averne pochi, come nella vita reale, renderà più difficile la nostra avventura. Ogni azione inoltre ci consentirà di ottenere un approccio diverso con gli NPC, anche se il più delle volte dovremo parlare più e più volte con essi per poter ottenere informazioni aggiuntive. Le cose da fare all’interno del titolo sono tantissime e lo scandire del giorno e della notte in questo mondo virtuale ci farà davvero dimenticare dell’orologio della vita reale, facendo passare il tempo anche solo leggendo i dialoghi fra Ryo e i vari NPC, lavorando oppure godendo delle numerose attività extra presenti.
Quando hai dei dubbi, il tuo maestro è la risposta. Quando hai compreso, tutto è il tuo maestro.
La vendetta contro Lan Di non verrà di certo messa in pratica con le sole parole, ma soprattutto grazie alle abilità in combattimento di Ryo. La lotta e l’allenamento infatti costituiscono il fulcro del titolo in quanto dovremo allenarci duramente per poter superare nemici che potrebbero sembrare a prima vista invincibili. Scordatevi, per quanto esso possa somigliare, combattimenti alla Ryū Ga Gotoku in quanto nel titolo gli scontri sono ben più tecnici, studiati e duri. Avremo a disposizione varie mosse, che potremo imparare o acquistare attraverso i negozi, e gli allenamenti giocano un ruolo essenziale per poter far crescere il nostro protagonista. La scelta giusta delle mosse e l’utilizzarle con frequenza e successo porterà a migliorarle, ma tutto questo non sarà abbastanza per poter trionfare in uno scontro.
Dovremo infatti anche sfruttare e imparare per bene a utilizzare la parata, ma soprattutto la schivata, utile quando dovremo affrontare più di un nemico. Alcune tecniche speciali potranno essere utilizzate per avere la meglio sui nemici, ma abusarne troppo ci lascerà alla mercé degli avversari. Dovremo quindi preparare ogni incontro al meglio, ricordandoci di controllare prima che la nostra energia sia sufficiente per poter combattere decentemente (alimentandoci prima per ristabilirla) o portare con noi alcuni rimedi curativi utili in battaglia. L’immersione all’interno del titolo viene anche facilitata da una colonna sonora veramente spettacolare, che muta da tracce rilassanti e tranquille durante le fasi esplorative in pezzi più movimentati durante le scene clou e i combattimenti. Purtroppo invece, nonostante il doppiaggio giapponese sia di eccellente livello, il doppiaggio inglese mina sicuramente la qualità del gioco, togliendo fascino ai dialoghi tra i personaggi grazie ad una scadente interpretazione dei doppiatori in lingua anglosassone.
Gioca nei panni di Ryo Hazuki, un artista marziale giapponese di 18 anni determinato a vendicare la morte del padre. In questa terza parte della serie di Shenmue, Ryo cerca di risolvere il mistero che si cela dietro lo Specchio della Fenice, un artefatto ricercato dall’assassino di suo padre. Il suo viaggio lo porterà a immergersi nei meandri della Cina rurale, pullulante di attività e circondata da paesaggi meravigliosi. L’avventura di Ryo lo porterà in città e villaggi di montagna dove potrà perfezionare il suo allenamento, misurarsi nel gioco d’azzardo e di fortuna, e accettare lavoretti part-time mentre indaga su chi conosce la verità sullo Specchio della Fenice.
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A chi consigliamo Shenmue III?
Shenmue III rimane un acquisto obbligato a chi ha apprezzato i precedenti capitoli, sia per vedere il proseguimento della trama sia perché ha avuto già a che fare con questa esperienza videoludica di Yu Suzuki. Chi invece si lancia nella prima volta nel mondo di Shenmue potrebbe ritenerlo un titolo antiquato, macchinoso e fin troppo scarno per il 2019. La longevità del titolo è buona anche grazie al fatto che per poter superare determinati eventi dovremo fare e ripetere delle cose più e più volte. Per chi ha già affrontato i precedenti capitoli questo risulterà una normalità, tuttavia potrebbe presto annoiare i nuovi arrivati. Un piccolo appunto anche per i fan di Yakuza, che prende dall’opera di Yu Suzuki più di un riferimento: scordatevi biciclette sfasciate sopra gli avversari o dosi di violenza estrema. Le arti marziali sono presenti nel titolo e sono valorizzate non tanto per l’aspetto violento ma più per quello spirituale. Allenamento, pratica e filosofia dell’arte marziale stessa portano alla crescita dell’individuo che le pratica. Scordatevi inoltre il multiplayer: Shenmue III è un’avventura che, se seguita con dovere, vi estranierà dal mondo esterno per farvi entrare in quello del gioco, anche dopo diciotto anni di attesa.
- Finalmente il terzo capitolo della saga
- Ambientazioni e colonna sonora da Oscar
- Localizzato in lingua italiana
- Un’esperienza che va oltre il normale videogioco…
- …Ma i diciotto anni di attesa si sentono tutti
- Animazioni macchinose e cali di frame rate
- Non è per tutti
Shenmue III
Un’opera senza tempo che non tutti potrebbero apprezzare
Shenmue III è tutto quello che i fan della saga avrebbero desideravano nei loro sogni più reconditi, ma arriva in un momento in cui i videogames e i gusti dei giocatori sono purtroppo cambiati, e in peggio secondo me. Per chi vorrebbe immergersi in un’esperienza di gioco alternativa e coinvolgente, il titolo di Yu Suzuki è assolutamente da recuperare, mentre chi dà troppo peso a un sistema di gioco macchinoso, chi non ha pazienza a fare e rifare le stesse cose per poter andare avanti o chi cerca la violenza estrema in un gioco di arti marziali farebbe meglio a guardare altrove. Bisognerà vedere quanto il titolo riuscirà a vendere per poter sperare che l’opera continui con altri episodi, e questo potrà dircelo solamente il futuro. Continuerò ancora a vivere questo terzo capitolo per i mesi a venire, ricordando nostalgicamente la folta chioma che ricopriva il mio capo quando guidavo per la prima volta Ryo verso Hong Kong.