Era l’aprile del 2000. All’alba del nuovo millennio, il primo film animato dedicato al mondo dei Pokémon arrivava nelle sale italiane (dopo l’uscita in patria nel 1998), forte del grandissimo successo che il brand aveva nel nostro paese in quel periodo. Un successo esploso, letteralmente, dopo la messa in onda della prima serie televisiva su Italia 1 a partire dal gennaio dello stesso anno. Siamo nel 2020. Vent’anni dopo, arriva su Netflix il remake di questo film, intitolato Pokémon: Mewtwo Colpisce Ancora – L’evoluzione, il primo a proporre i teneri mostriciattoli e i personaggi del franchise in una veste grafica completamente rinnovata. La pellicola avrà retto lo scorrere del tempo? Scopriamolo in questa recensione.
Il film, realizzato presso lo studio Oriental Light and Magic, produttore di tutti gli adattamenti animati del franchise, ripropone in maniera fedele la storia e i contenuti dell’originale, intitolato Pokémon il film – Mewtwo colpisce ancora (conosciuto anche come Pokémon il film – Mewtwo contro Mew). Abbiamo quindi nuovamente come protagonisti Ash, Misty e Brock all’epoca della prima, storica generazione di Pokémon, i quali ricevono l’invito a partecipare a un evento dove sarà presente il misterioso allenatore di Pokémon più forte del mondo, in una ancora più misteriosa isola.
Giunti sul luogo, i ragazzi si rendono conto che quello che si firma come l’allenatore più forte del mondo altri non è che Mewtwo, un Pokémon artificiale. Prodotto nel laboratorio del Dr. Fuji a partire da un frammento del corpo di Mew, misterioso e leggendario Pokémon dalla forza incredibile, per ordine del capo del Team Rocket Giovanni, Mewtwo si ribella ai suoi creatori in preda alla confusione e alla rabbia, riflettendo sul senso della sua esistenza. Dotato di poteri telepatici e telecinetici incredibili ereditati dal suo genitore, Mewtwo decide di trasformare il laboratorio nella sua dimora e di invitare gli allenatori di Pokémon più forti del mondo al suo cospetto, solo per poterli sconfiggere e dimostrare la sua supremazia sul genere umano.
Partiamo con l’aspetto più evidente, quello visivo. Con questo remake, è ovvia l’intenzione di The Pokémon Company di far conoscere il franchise alle nuove leve, quelle più giovani che forse all’epoca della sua esplosione non erano nemmeno ancora nate, attraverso un’operazione di ammodernamento dell’apparato grafico. E quale tecnica migliore per farlo se non una di quelle che sta prendendo sempre più piede anche nell’animazione giapponese, ovvero la CGI? Da questo punto di vista, il risultato è sostanzialmente promosso, ma con qualche riserva.
La grafica tridimensionale rende a meraviglia nelle ambientazioni, nei giochi di luce, nell’acqua e in generale in tutto ciò che riguarda il background. Allo stesso modo, la resa dei Pokémon con questa tecnica è ottima e non snatura assolutamente il design originale, ma bisogna segnalare una qualità altalenante: laddove alcuni Pokémon sono bellissimi da vedere, altrettanto non si può dire di altri, che avrebbero meritato una cura maggiore.
Ma l’aspetto di questa pellicola dove la CGI dà il peggio di sé, venendo bocciata in pieno, sono i personaggi. La grafica 3D di Pokémon: Mewtwo Colpisce Ancora – L’evoluzione è l’esempio perfetto del più grande problema che questa tecnica sta incontrando nell’animazione giapponese: quello di trovare uno stile che si adatti bene a quello originale in due dimensioni. Già dalla comparsa del primo materiale relativo a questa pellicola i fan e gli appassionati sono rimasti perplessi, e adesso non possiamo fare altro che confermarlo: la resa dei personaggi umani non è proprio il massimo, è caratterizzata da animazioni non sopraffine e i volti possiedono un’espressività limitata, per non dire inquietante in alcuni casi (come per esempio Jessie). Si poteva, e si doveva, fare di più.
A livello narrativo, come abbiamo già accennato la storia di questo film è la (quasi) esatta riproposizione di quella originale, e questo è al tempo stesso un pregio e un difetto. Se da un lato i neofiti e il pubblico più giovane potranno apprezzare la trama e la vivacità di una pellicola che ha fatto, nel bene e nel male, la storia di questo brand, dall’altro gli appassionati e gli spettatori più navigati potrebbero rimanere delusi da un film forse fuori tempo massimo. Quello dei Pokémon è un marchio che non è mai andato incontro a stravolgimenti nel corso degli anni, rimanendo legato all’immagine di un prodotto adatto a tutti (grandi e piccini) e senza particolare profondità nei temi trattati.
L’uscita di questo remake era però l’occasione giusta per svecchiare un po’ il franchise da questo punto di vista, proponendo finalmente argomenti più maturi e apprezzabili anche da un pubblico adulto. Pensiamo ai dilemmi filosofici e ai tormenti interiori di Mewtwo, personaggio che si conferma ancora una volta l’aspetto più riuscito della pellicola, o all’analisi del rapporto fra uomini e Pokémon. Temi che affogano purtroppo nel mare di banalità, buonismo e infantilismo (nel senso peggiore del termine) che contraddistingue la seconda metà della pellicola.
Un’occasione sprecata
Pokémon: Mewtwo Colpisce Ancora – L’evoluzione è un’operazione nostalgia riuscita a metà. Se da un lato riesce abbastanza bene ad ammodernare l’aspetto visivo dello storico franchise grazie all’utilizzo della CGI, con risultati non sempre positivi, dall’altro si limita a fare un compitino che rischia di deludere gli appassionati storici, e che si rivolge solamente ai neofiti (magari sotto una certa età). La riproposizione pedissequa dei contenuti del film originale, uscito un ventennio fa, mette in mostra tutti i limiti di un brand che ha sempre fatto della leggerezza e del tradizionalismo i suoi stilemi e, nonostante questo a molti potrebbe stare bene, era legittimo aspettarsi almeno un minimo passo verso la realizzazione di prodotti più adeguati anche per un pubblico adulto, i cui gusti sono inevitabilmente maturati rispetto all’epoca della prima visione del film originale.
Solo per i fan accaniti e le nuove leve