Il bullismo nella community Anime e Manga

Dopo i recenti avvenimenti nell'ambito gaming, questa volta si parla di bullismo nella community anime e manga

Il bullismo nella community Anime e Manga

Nelle ultime settimane trascorse si è parlato molto di critica e tossicità nell’ambiente videoludico, per via dell’attacco da parte di un content creator che, sconfinando nel perverso mondo degli epiteti misogini, “criticava” (termine assolutamente eufemistico) apertamente il lavoro di una redattrice, accusandola espressamente di essere una “ragazzina che non aveva mai giocato a JRPG“, per riassumere in pochissime parole. Da questa uscita ne è scaturito, fortunatamente, un polverone, portando alla luce quanto sia frequente il fenomeno del bullismo.

Personaggi, più che persone, che aizzano il proprio pubblico contro figure che probabilmente temono, di cui hanno implicitamente paura, senza preoccuparsi dei risvolti sociali e giuridici che queste azioni comportano.

Oggi, però, voglio spostare l’attenzione, su un’altra area merceologica di cui si occupa Akiba Gamers: Manga e Anime. Perché anche lì non è tutto rose e fiori, anzi.

Grazie alla storia su Instagram pubblicata da un nostro ex redattore, sono venuto a conoscenza di questa nuova moda delle reaction a video di altri content creator che non si limitano al commentare il parere altrui, ma denigrano e a deridono la persona stessa, come purtroppo abbiamo già avuto modo di vedere nel caso su citato, aizzando così il proprio pubblico e rendendolo legittimato ad andare a insultare, a sua volta, la povera vittima di turno.

Parto subito col dirvi che parliamo di content creator con un “discreto” pubblico su Twitch, con una media di 30.000-50.000 utenti, o più in alcuni casi, iscritti al canale. Figure che nel tempo si sono costruite una certa reputazione, tanto da essere invitati a fiere del fumetto, presentazioni di editori in diretta streaming e non, comparsate per presentare l’ultimo film di animazione giapponese al cinema in Italia, e così via.

Doveroso specificarvi alcune regole che la piattaforma viola pone nei confronti di due problematiche inerenti al caso: la possibilità di trasmettere sul proprio canale contenuti di altri creator e il denigrare e/o insultare persone.

Sul primo punto Twitch specifica che “Per proteggere i diritti di proprietà intellettuale altrui e rispettare le leggi sulla proprietà intellettuale, non consentiamo agli utenti la condivisione sul proprio canale Twitch di contenuti di cui non sono proprietari o di cui non possiedono i diritti di condivisione.  Per esempio, senza il permesso dei detentori dei diritti o senza altre autorizzazioni non è possibile condividere: […] Contenuti di altri autori di Twitch o contenuti da altri siti.

Cosa comporta? Tutti i video di reaction senza l’autorizzazione del proprietario del video in oggetto non sono assolutamente autorizzati da Twitch, ma per via della popolarità di alcuni creator la piattaforma chiude molto spesso un occhio, ma anche due, e continuando a leggere nella sezione delle linee guida: “I contenuti non autorizzati condivisi su Twitch violano le Condizioni per l’utilizzo del servizio e sono soggetti a rimozione. Violazioni multiple delle nostre politiche e informative possono comportare una sospensione permanente dell’account”. Secondo questa regola non solo chi trasmette video altrui, ma anche chi commenta “Il Collegio”, dovrebbe essere sanzionato e/o sospeso. Ma ribadisco, la piattaforma è complice di questi soggetti non intervenendo.

Sul secondo punto Twitch condanna espressamente ogni forma di incitamento all’odio nei confronti di gruppi o singoli individui, pena “la rimozione del contenuto, gli avvisi e/o la sospensione dell’account”, ma anche in questo caso, molto spesso non succede nulla, sempre per via degli introiti che questi soggetti portano alla piattaforma. Vi parlo di introiti perché tra i soggetti interessati al caso, ce ne sono alcuni che nascondono tutto dietro il “contenuto esclusivo per gli abbonati”.

Vuol dire che se non si è iscritti e abbonati al canale in questione, non è assolutamente possibile visionare il contenuto, implicando così che l’autore del video trasmesso senza il suo permesso, insultato e/o denigrato per le sue competenze, salvo una mancata omertà del pubblico, dovrà necessariamente abbonarsi al canale per poter visionare il contenuto e segnalarlo a Twitch.

Parlo letteralmente di bullismo dietro paywall, creator che guadagnano insultando altre persone.

Per fortuna o purtroppo, alcuni di questi creator, bisogna specificare non tutti, dopo aver spremuto i propri abbonati con questi contenuti poco consoni alle linee guida di Twitch, pubblicano il tutto su YouTube dopo qualche giorno, quindi possiamo assistere a queste reaction completamente “GRATIS” e con un nuovo pubblico che non si esimerà dall’infierire ulteriormente.
Talvolta, però, vengono ricaricati da altri utenti che, artificiosamente, tagliano porzioni delle live, facendole sembrare così, più innocue.

Chi dovrebbe condannare in primis il comportamento di questi soggetti è sicuramente il pubblico, che non si interessa assolutamente, nella maggior parte dei casi, a chiedersi se sia giusto insultare qualcuno per le proprie competenze, ma anzi, fomenta odio con commenti sia in live, sia sui profili delle persone messe alla gogna mediatica, per poi passare alla piattaforma Twitch, che non ha un organo vero e proprio organo di controllo, ma si affida alle segnalazioni degli utenti che molte volte vengono ignorate, o peggio definite “in linea con le nostre politiche”, per passare poi a YouTube, altra piattaforma che si professa paladina dei diritti, ma che a quanto pare si limita a rimuovere la monetizzazione dal singolo video, non intervenendo su una ipotetica rimozione del contenuto o sulla chiusura, temporanea o meno, del canale, con relativa penalizzazione sulla monetizzazione.

Voglio dare il beneficio del dubbio ai partner di questi soggetti, che siano editori o distributori, e anche organizzatori di fiere del fumetto, che magari non sono a conoscenza dei contenuti pubblicati sulle piattaforme video, ma si limitano a quelle social, ignorando (nel senso di non essere a conoscenza dei fatti) che, oltre quel paywall, ci sono episodi orrendi di bullismo, gatekeeping, misoginia, sessismo, omofobia e via dicendo, e mi rivolgo direttamente a loro, controllate, prendete le distanze e agite.

Vorrei che questa mia denuncia possa aiutare tutti quei creator, che sono state e sono vittime, ad agire nei confronti di questi soggetti che non operano per passione nei confronti del media, ma per costruirsi una reputazione basata sull’odio, monetizzando facilmente, invece che sul proprio bagaglio culturale.

Autore dei meme più memorabili, responsabile di pubbliche relazioni e marketing, è noto per il suo irraggiungibile odio verso FINAL FANTASY XV e per la trademark phrase che accompagna ogni suo video sul nostro canale: “Ma non indugiamo oltre.”

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