Oscar 2022 e i cartoni animati: l’animazione non è solo per bambini

Durante gli Oscar 2022, abbiamo nuovamente assistito ad una triste scena in cui l'animazione è stata denigrata come qualcosa per bambini.

Oscar 2022 e i cartoni animati: l'animazione non è solo per bambini

La cerimonia degli Oscar cattura sempre l’attenzione per diversi giorni, tra chi la segue per pura curiosità a chi ne resta lontano, finendo comunque per essere sommersi dagli annunci relativi all’evento. Quest’anno, alla Notte degli Oscar 2022 tra le varie notizie di premiazioni poco gradite e di VIP che danno ceffoni, è accaduto qualcosa che ha fatto, giustamente aggiungerei, incazzare tutti i lavoratori e gli estimatori nell’ambito dell’animazione.

Al momento della premiazione del miglior film animato, le tre attrici sul palco degli Oscar 2022, Halle Bailey, Naomi Scott e Lily James (ovvero tre delle principesse Disney dei live-action), hanno esordito con un discorso abbastanza infelice, in cui la prima frase è stata “I bambini amano questi film! Li vogliono guardare ancora, ancora e ancora!” e un’altra ha continuato con “Immagino i genitori sanno di cosa stiamo parlando!” seguito da qualche risata, rendendo il momento della premiazione un simpatico teatrino che è servito a sottointendere che i film d’animazione siano qualcosa che piace solo ai bambini, mentre i poveri genitori se li devono sorbire per portare i pargoli al cinema.

La notizia mi è arrivata tramite i canali social di vari lavoratori nel campo dell’animazione, come registi e designer di Castlevania, Invincible e il nominato agli Oscar Mitchell vs the Machines, i quali hanno perfino fatto sentire il loro disappunto al discorso degli Oscar 2022 con un meme, a cui poi si sono accodati tantissimi animatori che hanno condiviso la loro frustrazione. Purtroppo, lo sappiamo, non è la prima volta che l’animazione viene ritenuta infantile e poco seria, ma il fatto che questa idea generalista e ignorante sia stata ulteriormente rafforzata in mondovisione, sul palco degli Oscar (da cui, anche solo un poco pochino di cultura sul cinema sarebbe da aspettarsi) rende il tutto ancor più umiliante, e diciamocelo, anche segno di ipocrisia, visto che tra i film nominati nella suddetta categoria vi era anche Flee, un cartone animato che segue la storia di un uomo fuggito dall’Afghanistan e accolto in Danimarca; ecco, forse è qualcosa che i bambini non avrebbero compreso o apprezzato a pieno.

Non ha aiutato il fatto che a vincere sia stato Encanto, ennesimo musical della Disney, enormemente sopravvalutato e, c’è da dirlo, non all’altezza dei concorrenti, come il favorito The Mitchells vs. The Machines, Flee, e Luca. È da anni ormai che la categoria “Miglior film di Animazione” non fa altro che premiare i prodotti Disney, anche quando è evidente una più bassa qualità, e queste continue vittorie automatiche non fanno altro che attirare rabbia verso il colosso dell’animazione, che inoltre, con questo discorso, potremmo dire abbia sputato nel piatto in cui mangia da anni (cosa che in realtà fa da tempo, dal momento che i remake live-action dei classici Disney vengono fatti con l’intenzione di renderli “più maturi”).

Fortunatamente, al momento della premiazione del miglior corto animato con The Windshield Wiper, il regista Alberto Mielgo ha brevemente ribadito “L’animazione per adulti esiste. È cinema. Riconosciamola come tale” riferendosi chiaramente alle frasi dette dalle tre attrici.

La questione è finita lì, ma sui social continuano ancora adesso i dibattiti in merito. Devo dirlo, una cosa che mai ho capito e mai capirò, è il perché si utilizzi il termine “per bambini” come insulto per definire un prodotto di Serie B, come se i bambini non avessero diritto ad avere prodotti di qualità, e che a loro volta possono essere apprezzati tranquillamente anche da adulti, basti pensare a cartoni come Gumball, We Bare Bears o Adventure Time. Senza contare che ci vuole una cura particolare per creare qualcosa che i bambini non solo apprezzino, ma che possano trovare anche stimolante e insegnare loro qualcosa.

C’è da sottolineare poi la solita esclusione, tra i vincitori, di film prodotti al di fuori dal territorio americano: per il Giappone, ricordiamo tutti la sola vittoria de La Città Incantata nel 2003, mentre l’ultima nomination per i film anime risale al 2019 con Mirai (qui trovate la nostra recensione) di Mamoru Hosoda. Altri film ottimi come In questo angolo di mondo, Promare o Ride your wave non sono nemmeno stati calcolati per le nomination. I prodotti europei riescono in generale a prendere (ma nemmeno sempre) un solo posto nelle nomination, dove tuttavia film come Dov’è il mio corpo e Loving Vincent perdono contro Toy Story 4 e Coco, anch’essi non proprio tra i prodotti Disney/Pixar più qualitativamente alti degli ultimi anni.

L’unico film che è stato in grado di rompere questa catena di vittorie regalate a Disney/Pixar è stato Spider-Man: Into the Spiderverse, esaltato da spettatori e critica ma, in piccola percentuale, snobbato perfino da qualche fan del MCU che lo riteneva poco serio o importante, in quanto un prodotto d’animazione.

Tutta questa discussione agli Oscar 2022 è passata in secondo piano, per via dell’ormai famoso, e tanto memato, schiaffone di Will Smith, in quello che è l’ennesimo litigio tra VIP che dimenticheremo tra qualche giorno. Le battute cattive non sono certo una novità, ma è chiaro che questo tipo di gossip (come c’è sempre stato) sia ormai una delle poche cose che danno rilevanza a questo tipo di eventi, dove vi è gente che ride di gusto a una battuta sulla malattia di una donna, per poi fingere di stare dalla sua parte. Si tratta della solita ipocrisia Hollywoodiana, e mi dispiace vedere che si tende a parlare sempre più di queste vicende, anziché di Arte, come il contesto dovrebbe prevedere.

Che le persone lo capiscano o meno, l’animazione è, e resterà sempre, una forma d’Arte a tutti gli effetti, e in quanto tale richiede decenni di studio in sceneggiature, design, storytelling, regia, polishing, studio dei software e tanto altro, esattamente come i film con attori in carne ed ossa; è stancante sentire spettatori e critici che, ancora oggi, continuano ad associare cartoni animati e bambini in maniera offensiva, togliendo valore all’impegno e all’amore che abbiamo verso questo medium, ancora ritenuto perfino un “genere”, anziché riconoscerlo come tecnica quale è, e il fatto che organizzazioni professionali come l’Academy spingano su questi stereotipi, rischia di farli diventare concezioni normali e accettate dalla massa.

Questo atteggiamento non fa altro che danneggiare i già poco pagati lavoratori nel campo dell’animazione, i quali si stanno giustamente infastidendo nel non vedere il loro lavoro riconosciuto come “cinema vero”. Se non altro, anche questa annata, ha ribadito quanto gli Oscar non vadano poi presi così tanto sul serio, ma la domanda che inevitabilmente tutti noi ci facciamo è “Quand’è che l’arte dell’animazione avrà il rispetto che si merita?”.

Creatura notturna appassionata di animazione, fumetti e videogiochi, tende a evitare le persone ma otterrete la sua totale attenzione se vi sente parlare di Ero Guro. Acculturata di film grotteschi e documentari storici, è veramente esperta in cinema trash. Abilità speciale: saper raccontare la storia di Walt Disney a comando.

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