SHOWA – Una storia del Giappone – Recensione del primo volume

La nostra recensione del primo volume di Showa, una storia del Giappone, manga storico/autobiografico di Shigeru Mizuki pubblicato da J-POP Manga

SHOWA – Una storia del Giappone arriva in fumetteria

La Seconda Guerra Mondiale è un argomento che ancora oggi viene spesso trattato, che sia con il cinema o la letteratura, poiché le testimonianze di chi ha vissuto quel periodo offrono sempre insegnamenti di vita e spunti di riflessione. SHOWA – una storia del Giappone è stato recentemente pubblicato dalla casa editrice J-POP Manga, permettendoci di scoprire la storia autobiografica di Shigeru Mizuki grazie a un’edizione di ottima qualità e quattro volumi corposi, di cui oggi analizziamo il primo.

Shigeru Mizuki, nato a Osaka ma cresciuto a Sakaiminato, è stato (1922 – 2015) un fumettista specializzato nelle storie sugli Yokai e sul folklore Giapponese, con opere come Spiriti Giapponesi e Mostri Giapponesi, che forse vi sarà capitato di incrociare in libreria. Col manga SHOWA – una storia del Giappone, l’autore ha deciso di segnare su carta un intimo racconto di come ha vissuto quell’epoca così importante e traumatica, soprattutto per tramandare le sue esperienze e i suoi pensieri alle generazioni future. Il periodo Showa è iniziato nel 1926, con l’incoronazione dell’imperatore Hirohito, e terminato nel 1989, con la morte di quest’ultimo; Mizuki, nato nel 1922, ha vissuto completamente quell’epoca, affrontando gli orrori della fame e della guerra, la perdita degli amici e della vita semplice a cui era abituato.

Showa

  • Titolo originale: Komikku Showa-shi
  • Titolo italiano:  SHOWA – una storia del Giappone
  • Uscita giapponese: 1988 – 1989
  • Uscita italiana: 13 ottobre 2021
  • Numero di volumi: 4 (completa)
  • Casa editrice: J-POP Manga
  • Genere: storico, autobiografico, satira
  • Disegni: Shigeru Mizuki
  • Storia: Shigeru Mizuki
  • Formato: 15×21, b/n, brossurato con sovraccoperta
  • Numero di pagine: 500

Abbiamo recensito SHOWA – una storia del Giappone tramite volume stampa fornitoci da J-POP.

Uno sguardo al passato

Shigeru, anni dopo il suo periodo da militare, torna in Giappone dalla Papua Nuova Guinea per iniziare la sua carriera di mangaka. Dopo vari fumetti brevi, crea nel 1959 Kitaro dei cimiteri, la sua opera di maggior successo che narra vicende legate al mondo degli Yokai; proprio uno dei personaggi provenienti da quel manga verrà usato anche qui, ovvero Nezumi-Otoko, uno yokai metà uomo e metà topo che avrà il compito di raccontare accuratamente i fatti dell’epoca da un punto di vista prettamente storico. Un elemento che rende ancora più interessante  SHOWA – una storia del Giappone è per l’appunto avere anche una parte di narrazione completamente documentaristica, che spiegherà nel dettaglio cosa succedeva durante quegli anni, dando spazio a molti eventi minori che non abbiamo avuto modo di conoscere, così da aggiungere un livello di approfondimento storico che dà ancora più valore a una lettura di per sé già ottima.

Le vicende di questo primo volume partono dal 1923, col grande terremoto del Kanto, uno dei più grandi fattori scatenanti della crisi economica, per arrivare fino al 1939, quando l’avanzata dell’esercito Giapponese in Asia sta lasciando una scia di morte e violenza ingiustificata mentre il capitolo della seconda guerra mondiale sta per aprirsi. Shigeru Mizuki, all’epoca, è un ragazzino svogliato e continuamente invischiato in risse di quartiere assieme ai suoi due fratelli; la madre fa la casalinga, dedicandosi completamente a loro, mentre il padre passa da un lavoro all’altro a causa della propria superficialità e noncuranza, cosa che lo porterà poi a cercare fortuna ad Osaka, sperando che città più grandi non siano state colpite allo stesso modo dalla crisi economica, ormai dilagante. Da piccolo, Mizuki è particolarmente affezionato a “Nonnamba” un’anziana signora che occasionalmente si occupa di Shigeru e dei suoi fratelli, ed è solita raccontargli storie di spiriti e leggende del luogo che lo colpirono talmente tanto da iniziare a disegnarli e, in futuro, scriverci delle storie a fumetti.

Il periodo di Pace Illuminata

A fare da contorno ai tranquilli e spensierati racconti del giovane Mizuki, c’è un ambiente tutt’altro che allegro: il Giappone inizia a inviare sempre più uomini e fondi all’esercito, con l’idea di conquistare i territori più piccoli dell’Asia che circondano la Cina. I politici e i nobili lasciano a loro stessi i più deboli: uomini disoccupati che patiscono la fame con le loro famiglie, popolazioni di agricoltori a cui vengono dati sempre meno soldi a causa delle tasse sui terreni, genitori costretti a vendere le loro figlie o mandare a lavorare i propri bambini; in questo clima di smarrimento e paura per il futuro, vari lavoratori cominciano a manifestare, sperando di ottenere le attenzioni che meritano da una classe politica che iniziano a mettere in discussione. Dalle manifestazioni nascono dei rivoltosi, ed alcuni di questi uniscono le loro forze per creare dei gruppi di resistenza violenta che si organizzeranno per compiere attentati e colpi di stato: è da qui che nascono i movimenti di estrema destra e il Fascismo Giapponese.

Mizuki è ancora piccolo e non è informato quanto gli adulti sulle tensioni del paese, ma nota, anche dalle notizie che la madre legge sui giornali, che qualcosa forse sta cambiando. A quell’età, l’unica guerra che lui conosce è quella che avviene per le strade tra bambini di quartieri differenti, simulando gli eserciti e i soldati di cui sentono parlare. Un dettaglio da notare è quanto venisse inculcato, anche nei più giovani, un sentimento di nazionalismo e adorazione per i soldati Giapponesi e le loro imprese, che venivano raccontate attraverso canzoni per bambini e riviste a fumetti come “Shonen Club”; oggi conosciamo bene l’orgoglio che i Giapponesi hanno per il proprio paese, ed è interessante vedere il punto di vista dei più piccoli che si ritrovavano ad emulare per gioco le gesta dei soldati o cantare gli inni che li riguardavano senza sapere di preciso cosa significassero, ammirandoli come dei veri supereroi; come osserverà Nezumi-Otoko, nella guerra “si divertivano solo i bambini e i soldati”, paragonando le lotte che i più piccoli facevano tra di loro con le battaglie che in quel momento avvenivano in Cina e negli altri territori che l’esercito Giapponese stava andando ad occupare.

Crescendo, Mizuki resta svogliato e per nulla bravo nello studio, ma ha già l’idea di diventare un’artista, così, senza un’università che lo accetti, decide di cercare lavoretti per prendere qualche soldo, ma il suo lamentarsi continuamente non gli permette di trovare neanche un impiego stabile. Proprio mentre Mizuki attraversa questo periodo di incertezza sul proprio futuro, siamo arrivati, con la fine del primo volume, al 1939, e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, inevitabilmente, coinvolgerà presto anche lui. La parte iniziale del fumetto viene usata principalmente per dare un contesto: la crisi economica inizia il suo corso e ci viene riassunto cosa era successo negli anni precedenti. Essendoci molta esposizione nella prima metà, chi non è abituato a leggere testi un po’ lunghi potrebbe andare avanti con lentezza, tuttavia, superato l’approccio iniziale, il racconto scorre piacevolmente, con i momenti più descrittivi alternati alle scene di vita quotidiana dell’autore; tutta la parte iniziale, che può risultare complicata, non è solo a scopo informativo, ma serve anche a farci immergere ancor meglio nella storia, ricreando il clima e le preoccupazioni di un’epoca per noi estranea.

Tra biografia e documentario

La scelta di dare informazioni chiare e approfondite di quegli avvenimenti è inoltre un modo efficace per imparare nozioni di storia che molti non hanno avuto modo di comprendere appieno e che, attraverso il mezzo del fumetto, possono essere ricordate più facilmente grazie a spiegazioni ben sintetizzate e separate, in modo da non creare un’effetto “Wall of Text”, dando ai testi una giusta divisione per lasciare spazio a disegni e fotografie. Parlando del disegno, lo stile di Mizuki è semplice e caricaturale con personaggi riconoscibili ed espressivi, che ricorda i manga per bambini dell’epoca come Doraemon e gli Yonkoma di quegli anni (detti anche 4-koma) come Nono-Chan. Le parti prettamente descrittive hanno invece disegni più realistici o foto dell’epoca, usati soprattutto per raccontare i momenti più seri della storia, creando un netto distacco stilistico che, tuttavia, è stato ben gestito.

In quest’opera in parte autobiografica, il maestro Shigeru Mizuki ripercorre la Storia del Giappone del periodo Showa (1926-1989), accompagnandoci nei momenti chiave del ventesimo secolo attraverso gli occhi di un narratore sensibile e onesto. Accostando momenti di drammatico fotorealismo alla sintesi grafica cartoonesca che lo ha reso celebre con Kitaro, Mizuki sovrappone il racconto della Storia alla sfera dei sentimenti, oscillando tra senso della meraviglia e satira graffiante senza sconti.

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SHOWA – una storia del Giappone è un manga consigliato generalmente a tutti: un’importante testimonianza che fa vivere al lettore gli orrori di uno dei periodi più bui della storia, il cui effetto si sente ancora oggi; la scelta di narrare sia la parte prettamente storica sia la parte biografica insieme rende la storia coinvolgente, mentre il racconto della vita di uno Shigeru Mizuki giovane e ingenuo crea preoccupazione nel lettore, che viene lasciato in sospeso alla fine del primo volume, sapendo che gli anni più difficili devono ancora arrivare.

Un ottimo manga che racconta un periodo complicato

Fortunatamente, la maggior parte dei giovani d’oggi non immagina quali siano le difficoltà che si affrontano in tempi di guerra, ma sono proprio racconti come questo che riescono a dare un senso di immersione tale da poter comprendere anni tanto complessi quanto interessanti, capaci di trasmettere forti emozioni grazie a storie intime che ci offrono una finestra sul passato utile a non dimenticare eventi tanto importanti e, a volte, farci riflettere sulle comodità che oggi abbiamo. L’ottima edizione curata da J-POP permette di godersi la lettura tenendo il volume ben aperto, nonostante le tante pagine, e gustarsi i disegni con una qualità della carta eccellente che non causa trasparenze. Insomma,  SHOWA – una storia del Giappone è un prodotto che, sia dal punto di vista contenutistico ed estetico, merita l’investimento un po’ più caro del solito.

Un approfondito racconto del passato

Creatura notturna appassionata di animazione, fumetti e videogiochi, tende a evitare le persone ma otterrete la sua totale attenzione se vi sente parlare di Ero Guro. Acculturata di film grotteschi e documentari storici, è veramente esperta in cinema trash. Abilità speciale: saper raccontare la storia di Walt Disney a comando.

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