PERFECT BLUE – Recensione

Il film che ha consacrato Satoshi Kon alla regia, uno psico thriller che incolla gli occhi allo schermo. Verrete sballottati per 80 minuti, manipolati da un intreccio che vi farà saltare le cervella

PERFECT BLUE – Recensione

Per la prima volta nei cinema italiani Nexo Digital ha portato, in versione restaurata 4K, Perfect Blue, il capolavoro di esordio di Satoshi Kon, tratto dal romanzo di Yoshikazu Takeuchi e sceneggiato magistralmente da Sadayuki Murai. Un film che ha visto anche la collaborazione di Katsuhiro Otomo come special adviser. Insomma, un’occasione più unica che rara per godersi il piccolo capolavoro della Madhouse che sembra non invecchiare affatto dal lontano ‘97.

Lo psico thriller di esordio del maestro è un film coraggioso e claustrofobico, un film che parla di fama, di ossessioni e aspettativa, dove la protagonista, Mimarin, ex idol ormai sulla strada per diventare attrice, diventa vittima di un perverso gioco di stalking dal quale ne uscirà completamente distrutta. Le aspettative che i suoi fan hanno su di lei la influenzeranno talmente tanto da farla crollare, mineranno dal profondo le fondamenta del suo essere.

Tra atmosfere sospese, che confondono sempre più realtà e immaginazione, sopra una sottilissimo filo teso, la narrazione procede in maniera caotica e confusionaria per riallacciare tutto quanto solo alla fine, nel momento in cui viene rivelato il tutto. Un thriller più che perfetto, gestito da una sceneggiatura impeccabile che riesce a infittire il mistero e una regia che mantiene l’attenzione sempre alta grazie a un montaggio maestoso, dei tagli che frammentano la narrazione e alimentano sempre più la confusione tra la realtà onirica e quella del mondo reale.

Insomma, per dirlo in altri modi, un Memento di Nolan intrecciato con le atmosfere di Dario Argento e con un intreccio tipico di thriller psicologici come Seven e Prisoners.

Perfect Blue

  • Titolo originale: パーフェクトブルー (Pāfekuto burū)
  • Titolo inglese: Perfect Blue
  • Uscita giapponese: 1997
  • Uscita italiana: 1999
  • Genere: Thriller psicologico
  • Durata: 81 minuti
  • Studio di animazione: Madhouse
  • Distributore: Nexo Digital, Yamato Video
  • Adattato da: romanzo di Yoshikazu Takeuchi
  • Lingua: Italiano

Abbiamo recensito Perfect Blue tramite anteprima stampa fornita da Nexo Digital.

Perfect Blue

La dura vita dell’idol

La vita di Mimarin è all’apice della sua carriera da idol, è amata da tutti. I suoi agenti però, hanno un diverso piano per lei, le propongono però di cambiare la propria immagine, ovvero diventare attrice per uno sceneggiato televisivo. Mima tentenna, non è sicura, ma sa che è necessario per un salto di qualità della sua carriera. Appoggiata dunque dai suoi due fidati agenti, Mima inizia questo nuovo percorso lavorativo, ma in fondo all’abisso qualcosa di grosso sta per scuotere le maree.

Mima inizia infatti a ricevere strane lettere di minaccia da un fan, in più scopre l’esistenza di un blog su internet chiamato “Nella stanza di Mima” che racconta le sue giornate nel minimo dettaglio. Mima comprende che qualcuno la sta seguendo, che qualcuno conosce benissimo i suoi spostamenti. I problemi iniziano ad arrivare presto, molte persone che hanno a che fare con Mima nel nuovo lavoro iniziano a morire, e sul blog la finta “Mima” sostiene che quella carriera non faccia per lei, che il suo desiderio è quello di tornare ad essere una idol.

Perfect Blue

Mima cade dunque in una crisi profonda, che si infittisce mano a mano che la storia va avanti. Inizia a confondere la propria identità con il ruolo che ha nello sceneggiato, i giorni si susseguono confondendosi l’uno sull’altro e nessuno sembra darle ascolto.

La sceneggiatura

La trama non è lineare, l’intreccio sempre più confuso a mano a mano che Mima perde la ragione. Il tutto però voluto da una sceneggiatura che devia l’opinione, distrae per poi apparecchiare la tavola con un finale d’eccezione. Uno di quei finali che raccoglie tutto e mostra solo alla fine la realtà in una maniera diversa. L’elemento mancante fa da chiave per risolvere in un attimo i dubbi che lo spettatore aveva maturato in questa esperienza caotica.

Ne risulta un perfetto thriller che fa dell’estraniamento il proprio punto focale. L’intreccio è gestito magistralmente per confondere e risolvere tutto in un momento. La scrittura è forte, profonda, le parentesi introspettive mettono in scena i dubbi di una giovane vittima del successo, che ancora non ha capito fino in fondo quale sia il suo obiettivo nella vita e per questo cade spesso vittima delle proprie paure e insicurezze.

Perfect Blue

Altra caratteristica fondamentale della scrittura è il ribaltamento continuo dei punti di vista. La Mima che procede in mezzo al caos degli eventi sembra quasi perdere il contatto con l’esterno, si mischia agli eventi e alle rappresentazioni che la società e i suoi fan le danno di lei fino a non comprendere più quale sia il limite tra quello che vuole e quello che vogliono gli altri. Lo sceneggiatore Sadayuki Murai dunque, aiutato anche da un montaggio clamorosamente efficace, riesce a diluire le identità dei personaggi principali fino a confondere persino lo spettatore, in un delirio schizofrenico che si infittisce, un ritmo sempre più frenetico che genera un vortice di eventi sempre più incomprensibili.

L’esordio di Satoshi Kon

Abbiamo già più volte sottolineato come, elemento necessario a rendere questa storia così bella, sia stato in modo particolare la sceneggiatura di Murai e la storia di base tratta dal romanzo di Takeuchi. Ma non dobbiamo dimenticarci che l’elemento registico e il montaggio hanno la firma di un esordiente Satoshi Kon alla regia.

Il merito più grande di Kon è stato riuscire a indovinare esattamente come gestire il ritmo di un’opera così complessa attraverso il montaggio, rendere giustizia ad atmosfere così estranianti e complesse e riuscire dunque a realizzare sequenze volutamente schizofreniche e necessarie per fare in modo che lo spettatore si cali nel mondo di Mima.

Perfect Blue

La regia porta in grembo molti elementi onirici e molte tipologie di transizioni e animazioni che verranno sviluppate al massimo in Paprika qualche anno dopo. I salti temporali, le pause oniriche e la fluidità dei movimenti permettono alla pellicola di ipnotizzare, tenere incollato lo spettatore col fiato in gola e perché no, anche di rifarsi gli occhi in scene assolutamente estetiche.

A livello di animazione non è sicuramente il film migliore di Kon, basta guardare dieci minuti di Paprika per capirlo, ma l’opera nella sua interezza raggiunge comunque un livello di storytelling altissimo, perché la scrittura, il visivo, il ritmo e l’atmosfera si incastrano perfettamente e danno vita a un film di un’efficacia rara.

Il sonoro e la nuova versione restaurata

Il film è giunto nelle nostre sale in versione 4K restaurato, le animazione estremamente fluide e le transizioni sono ancora più godibili e il senso di estraniamento perfettamente rappresentato. Perfect Blue è un film che gioca tantissimo sui tagli e sull’ambiente psicologico, per questo rimane un film ancora ora molto moderno, attuale più che mai a livello di tematiche (specialmente perché tratta tanto l’aspetto del rapporto fra le star e i suoi fan) e dotato di un sonoro e di una colonna sonora capace di colpire nel profondo.

PERFECT BLUE torna al cinema l’8 maggio

Il suono è infatti il terzo regnante assieme a scrittura e regia in questa esperienza. I silenzi, le pause, il pianoforte dissonante che spesso entra in scena nei momenti di maggiore tensione, contribuiscono a creare una delle storie più inquietanti di sempre. Almeno nell’ambito dell’animazione. Tutto ciò per dire che se anche non fosse stato restaurato non sarebbe successo niente, ma grazie comunque a chi si è speso e chi ha permesso ai nuovi spettatori di goderselo con un formato più adatto ai nostri tempi e alle sale cinematografiche.

A chi consigliamo Perfect Blue?

Consigliamo di vedere Perfect Blue agli amanti del thriller, a chi ha amato pellicole come Seven, Prisoners, Zodiac. A chi ama la regia e il taglio dei primi film di Nolan come Memento e a chi è affascinato dalle scritture psicologiche e profonde. A chi ama le atmosfere cupe e schizofreniche e le trame che sembrano intrecciarsi in maniera impossibile e infine si risolvono in pochi istanti. Insomma, non vi ho ancora convinti?

Perfect Blue

  • Inquietante e disturbante
  • Sceneggiatura e intreccio magistrali
  • Montaggio e ritmo da rimanere incollati

  • L’unico contro è che si fa fatica a trovargli dei difetti
Perfect Blue
5

La trama perfetta

Perfect Blue è un film che fa scuola. Un film di rarissima potenza, che rispetta, anzi, eccede le aspettative di un classico thriller. Le parentesi surreali e le tinte horror permettono alla pellicola di esprimersi in tutto il suo estraniamento, immergendo lo spettatore nel caos di una mente che va sempre più a frammentarsi. Il geniale montaggio di Satoshi Kon, che padroneggia un ritmo incalzante e frenetico con abilità, e l’intreccio di una scneggiatura perfettamente equilibrata, esplodono in una pellicola che lascia lo spettatore sospeso nell’angoscia. Fino all’ultimo momento, fino all’ultimo secondo.

Scrittore incallito, impugna la penna come fosse una katana e si allena prendendo a colpi di spada un povero taccuino che si porta sempre appresso. Appassionato di fumetti americani e nipponici, il suo più grande sogno è quello di imparare a lanciare sfere di energia dal palmo della mano. Ogni notte sogna l’uscita del nuovo capitolo di Hunter x Hunter, per poi svegliarsi in lacrime e scontrarsi con la dura realtà.

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