Sono passati ormai più di 22 anni da quel fatidico dicembre del 1997 che ha visto il debutto, sulla rivista Business Jump di Shueisha, del primo volume di Yesterday wo Utatte, splendido drama seinen realizzato dalla celebre mangaka Kei Toume e meglio noto nel resto del mondo con il titolo inglese Sing “Yesterday” for me. Trasferitosi sulla rivista Grand Jump dopo ben 14 anni dall’inizio della sua serializzazione, raggiunge la sua conclusione nel giugno del 2015 con all’attivo 113 capitoli racchiusi in 11 volumi. All’inizio del 2020 è stata annunciata la produzione di un adattamento animato, curato dallo studio d’animazione Doga Kobo e prodotto dalla DMM.futureworks, che racconta le vicende descritte in quel manga. Sing “Yesterday” for me è stato rilasciato sulla piattaforma streaming di Crunchyroll a partire dal 4 aprile 2020, dove i suoi episodi sono stati sottotitolati in italiano e resi disponibili in simulcast.
- Titolo originale: Yesterday wo Utatte
- Titolo inglese: Sing “Yesterday” for me
- Uscita giapponese: Primavera 2020
- Uscita italiana: 5 aprile 2020 (Streaming)
- Piattaforma: Crunchyroll
- Genere: Slice-of-life, Drammatico, Romantico
- Numero di episodi: 12
- Durata: 23 minuti
- Studio di animazione: Doga Kobo
- Adattato da: Manga Seinen
- Lingua: Giapponese (Doppiaggio), Italiano (Sottotitoli)
Abbiamo recensito Sing “Yesterday” for me tramite piattaforma streaming Crunchyroll.
La trama presentata durante i 12 episodi che compongono Yesterday wo Utatte, pur rimanendo fortemente legata ai canoni tipici del genere drammatico, riesce a trattare molte tematiche differenti tra di loro (come l’amore, le relazioni sociali o la morte) in maniera seria e realistica. Del resto, l’opera di Kei Toume è in grado di far meditare il lettore grazie a tutta una serie di spunti di riflessione davvero molto interessanti. A livello narrativo, questo adattamento rimane però abbastanza lineare. Infatti, le scene e gli eventi descritti in esso sono abbastanza scontati e prevedibili. La serie, riprendendo in toto gli ideali e le vicende descritte nel manga, ci mostra le vite di quattro giovani ragazzi alle prese con le difficoltà della vita, della quotidianità e delle loro relazioni interpersonali. Rikuo Uozumi, un ex-liceale senza ambizioni che si è ritrovato a lavorare part-time in un piccolo conbini, già da parecchi anni è innamorato di Shinako Morinome, giovanissima insegnante e migliore amica di Rikuo ai tempi del liceo, che però è sempre stata legata al suo ex-fidanzato, morto diversi anni prima per via delle sue precarie condizioni di salute. La vita di questi due ragazzi, bloccata dalla paura del domani, viene totalmente scombussolata dall’arrivo di Haru Nonaka, eccentrica cameriera ed ex-studentessa di Shinako, e di Rou Hayakawa, fratello minore del suo ex-fidanzato nonché amico d’infanzia di Shinako, i quali si sono innamorati proprio di Rikuo e Shinako. In questa storia d’amore e di umanità, i piccoli fraintendimenti e i momenti difficili della quotidianità genereranno tutta una serie di eventi che costringeranno i protagonisti a riflettere sulla propria vita e sul proprio passato per riuscire a guardare al futuro.
Rimanere soffocati sotto il peso del passato
Le intere vicende narrate in Yesterday wo Utatte gettano le loro basi sul particolare rapporto che si crea fa il presente e il passato. I ricordi, i sentimenti e le paure provate da ciascuno dei protagonisti finiscono per prendere il sopravvento, condizionando in maniera irrimediabile sia il presente che il futuro di quest’ultimi. Quella che viene a crearsi è una situazione di completa stasi, che costringe i personaggi a vivere soffocati sotto il peso del proprio passato in una costante sensazione di inettitudine. Il telespettatore quasi si ritroverà ad odiare dei personaggi caratterizzati in maniera tale da risultare stupidi, quasi masochisti nel loro modo di fare. Al tempo stesso però, proprio per via di questo odio maturato, saremo i primi a sperare che quei protagonisti, così sciocchi e reali, si liberino da quelle catene che li tengono così imprigionati nel passato. Cambiare diventa dunque l’unico modo per far ripartire la propria vita, una vita che fino ad ora non si è mai allontanata da quel “Yesterday” (presente anche nel titolo) e che per questo è rimasta ferma per tanti anni. Purtroppo però, sistemare la propria vita non è semplice. Il cambiamento per sua stessa natura fa paura, ci terrorizza al punto tale da farci bloccare e pensare di non esserne minimamente capaci. Tutto nell’universo sembra muoversi in maniera lenta ed anche quando assistiamo a dei successi, il tutto sembra vuoto. Sicuramente, questo è un anime che riesce, episodio dopo episodio, a farci immergere in un contesto sociale costruito così bene da far riflettere lo spettatore su tematiche sociali che caratterizzano la vita di tutti i giorni. Il senso di staticità e di oppressione che permea l’opera è un sentimento che caratterizza la vita di moltissime persone. E se spesso risulta difficile riuscire immedesimarsi in esse nella realtà di tutti i giorni, opere come questa possono davvero aprirci gli occhi a riguardo.
Errori di comunicazione: la troppa fretta fa male
Nell’articolo riguardante le nostre prime impressioni sull’opera tratta dal manga di Kei Toume, pubblicato lo scorso 25 maggio qui su Akiba Gamers, avevo evidenziato come uno dei fattori a darmi maggiori speranze riguardo la riuscita di quest’opera fosse la scelta di adattare il materiale originale in 18 episodi, invece che nei classici 12 episodi. Purtroppo tale informazione si è poi rivelata falsa, in quanto quelli che dovevano essere 18 episodi erano in realtà 12, poiché tale numero si riferiva all’unione della serie originale con gli episodi appartenenti a Yesterday wo Utatte Haishin-ban Episode, una serie ONA che comprende per l’appunto 6 episodi extra dalla durata complessiva di 2 minuti ciascuno. Purtroppo, questo misunderstanding, oltre a creare confusione, ha finito con il generare molte aspettative rivelatesi estremamente fallaci. Infatti, a mio avviso, il più grande difetto di questa serie animata risiede proprio nell’estrema velocità con cui le varie vicende presentate (storie secondarie e non) vengono concluse. Una storia come quella descritta nel manga di Kei Toume, che è caratterizzata da un ritmo estremamente lento, non può e non riesce ad adattarsi con i tempi ristrettissimi offerti da questi 12 episodi. Il tutto finisce per tradursi in una serie che mantiene un ritmo lentissimo per 11 episodi (episodi dove per altro succede ben poco) e poi ti chiude tutti gli sviluppi in un unico episodio, non mostrando alcuna cura per i dettagli. Ciò è ancora più grave se pensiamo che in alcuni degli episodi gli sceneggiatori sono quasi costretti a liquidare in quattro e quattr’otto storie secondarie che avrebbero potuto arricchire la trama principale con risvolti ben più interessanti.
La qualità a volte non basta
Guardando i 12 episodi che compongono la serie animata di Yesterday wo Utatte ci si rende immediatamente conto di come il lavoro svolto dallo studio Doga Kobo nell’adattamento di quest’opera sia di buonissima fattura. La qualità grafica complessiva, pur non essendo perfetta in tutti i suoi elementi, si attesta quasi sempre su livelli medio-alti limitando i cali a pochi e sporadici episodi. Infatti questa serie riesce ad attestarsi leggermente al di sopra della media della produzione attuale, grazie soprattutto al suo stile. Visivamente Yesterday wo Utatte, presentando uno stile grafico vagamente nostalgico, si rifà molto agli anime e ai manga prodotti alla fine degli anni 90’ (periodo in cui iniziò per l’appunto la serializzazione del manga di Kei Toume). L’atmosfera che si respira all’interno di ciascun episodio richiama tantissimo quella presente nell’opera cartacea ed è portavoce di grande malinconia e pessimismo. Se si analizza la serie sotto un punto di vista prettamente tecnico si nota come le animazioni realizzate da Doga Kobo siano assolutamente fluide e piacevoli. Il regista Yoshiyuki Fujiwara, grazie ad una regia pulita e capace di mettere in rilievo le espressioni dei personaggi, è riuscito a trasmettere senza troppi problemi le emozioni provate dai protagonisti, evidenziandone molto spesso la stupidità delle azioni. Il doppiaggio di Yesterday wo Utatte è di ottima fattura e vede le ottime interpretazioni dei vari membri che compongono il ricco cast dei doppiatori. Questi ultimi sono riusciti senza troppi problemi a trasmettere le emozioni provate dai protagonisti. Tra loro figurano nomi di grande caratura ed assoluta esperienza come quelli di Chikahiro Kobayashi (nei panni di Rikuo Uozumi), Kana Hanazawa (nel ruolo di Morinome Shinako) e Yume Miyamoto (voce di Haru Nonaka).
Senza alcun dubbio la colonna sonora che accompagna gli eventi di Yesterday wo Utatte è a dir poco particolare. Infatti, dovendo analizzare questo titolo, non posso non citare l’estrema peculiarità di alcune delle scelte fatte dallo studio Doga Kobo durante la realizzazione. La soundtrack di Sing Yesterday for me, realizzata sotto la guida e la supervisione del sound director Masaki Tsuchiya (direttore del suono in opere del calibro di Plastic memories), contiene al suo interno solo pochissime tracce musicali e durante il corso dell’intero anime sono forse più le scene in cui la colonna sonora viene completamente sostituita dalla presenza di rumori ambientali piuttosto che quelle in cui la musica accompagna davvero gli eventi narrati nell’opera. Tuttavia questa scelta non costituisce affatto un difetto, bensì ha un compito ben specifico: riducendo all’osso la musica si dà più risalto ai silenzi e alle parole pronunciate dai protagonisti. Paradossalmente, questo elemento permette una maggiore immersione dello spettatore all’interno delle vicende, contribuendo a rendere quei sentimenti di oppressione citati in precedenza ancora più forti e significativi. Tra i pochi brani che compongono la soundtrack non posso non citare la prima ending “Kago no Naka ni Tori (籠の中に鳥)”, realizzata dal gruppo yourness e capace di rivestire il ruolo di theme song dell’opera (vista anche l’assenza di una vera e propria opening), e la terza ending “Yesterday wo Utatte (イエスタディをうたって)”, realizzata dagli artisti agehasprings feat. TaNaBaTa e dotata di un lato musicale davvero di primissimo livello.
A chi consigliamo Sing “Yesterday” for me?
Yesterday wo Utatte, incarnando in pieno l’essenza dei drama con sfumature sentimentali, sicuramente non è un’opera adatta a tutti. La pesantezza delle tematiche trattate unite ad un’atmosfera così soffocante e malinconica possono essere un forte deterrente per tutti coloro che in un anime cercano una storia semplice e senza troppe pretese. Tuttavia, se avete intenzione di guardare un’opera capace di farvi riflettere o se apprezzate particolarmente delle storie capaci di analizzare in maniera tutt’altro che banale tematiche sociali (come l’amore, le relazioni sociali o la morte) allora Yesterday wo Utatte è la serie che fa al caso vostro.
- Estremo realismo delle vicende
- Storia lenta ma interessante
- Atmosfera malinconica e nostalgica
- Ending di ottima fattura
- 12 episodi non sono abbastanza
- Storie secondarie buttate lì e non curate
Sing “Yesterday” for me
Forse il presente è diventato “Yesterday” troppo presto
Da grande estimatore quale sono del meraviglioso manga di Kei Toume, è stato difficile trattenere l’hype per un adattamento animato che, a mio avviso, aveva tutte le carte in regola per diventare una delle serie animate migliori del 2020. Del resto, l’opera originale, grazie alle sue tonalità estremamente mature e realistiche, aveva delle potenzialità enormi. La serie animata, similmente all’opera cartacea, riesce a far immergere lo spettatore all’interno della vita di quattro giovani ragazzi che sembrano non aver quasi nulla in comune, ma che in realtà sono estremamente legati da una visione del mondo carica di malinconica e pessimismo. Tuttavia, dopo aver visto l’anime di Sing “Yesterday” for me, non riesco ad essere completamente soddisfatto. Questa serie animata, pur rivelandosi un discreto adattamento, è caratterizzata da una serie di difetti che le impediscono di diventare qualcosa in più. Quest’ultima è da considerarsi a tutti gli effetti come un capolavoro mancato, viziato soprattutto dal numero insufficiente di episodi e dal modo in cui molte delle vicende vengono liquidate senza avere l’opportunità di essere approfondite in maniera consona.
White Dragon
La brevità e il finale affettato sono gli unici veri difetti, per me è comunque una delle migliori serie dell’anno che sta per concludersi.