CITY HUNTER: PRIVATE EYES – Recensione

La stagione Nexo Digital chiude l’estate col botto con CITY HUNTER: PRIVATE EYES, l’ultima avventura al cinema di Ryo Saeba che celebra i vent’anni dell’acclamata opera di Tsukasa Hōjō

CITY HUNTER: PRIVATE EYES - Recensione

Si è fatto decisamente desiderare, ma alla fine CITY HUNTER: PRIVATE EYES (in originale 劇場版シティーハンター<新宿 PRIVATE EYES>) è arrivato anche da noi, dopo i consueti otto mesi d’attesa. Approdato nelle sale nipponiche l’8 febbraio di quest’anno, si tratta di un lungometraggio celebrativo dei vent’anni dell’opera: nato da un’avventura originale, curata come sempre dal maestro Tsukasa Hōjō, lo studio Sunrise ci riporta nuovamente tra le strade di Shinjuku a rivivere ancora una volta le peripezie di Ryo Saeba.

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Una collaborazione che va avanti già dalla serie storica dell’89 quella tra il maestro Hōjō e lo studio Sunrise che, oltre alle quattro serie che coprono la controparte cartacea, favorì anche altri progetti come quattro lungometraggi e tre speciali televisivi: il grandissimo successo dell’opera portò inoltre alla realizzazione di un drama coreano, un live action cinese interpretato da Jackie Chan e infine, proprio lo scorso anno in Francia, ne uscì un ulteriore intitolato “Nicky Larson e le Parfum de Cupidon”. Un successo più che meritato, vista l’enorme importanza dell’opera nel mondo dell’intrattenimento giapponese, diventando uno se non IL capostipite dello shōnen poliziesco. Enorme valore aggiunto, il fatto che sia tornata la rosa dei doppiatori storici, tra cui l’immenso Akira Kamiya (seiyuu leggendario che non solo prestò la propria voce a Ryo Saeba, ma anche ad altri personaggi chiave dell’intrattenimento del Sol Levante quali Kenshiro e Kinnikuman), così come da noi Guido Cavalleri, che interpretò il personaggio nelle prime due serie e in tutti i film e special.

CITY HUNTER: PRIVATE EYES

Ai tempi il maestro Hōjō arrivava già dal successo planetario di Cat’s Eye (Occhi di Gatto nella localizzazione italiana), e City Hunter lo avrebbe seguito a sua volta: da subito un cult in Giappone, come detto poco sopra l’opera è stata adattata in svariati media, oltre ad aver avuto un sequel del manga con Angel Heart. È interessante come l’approccio creativo ferreo del maestro Hōjō fosse inamovibile riguardo l’apertura a un intrattenimento più incline all’occidentale per avvicinare lettori oltreoceano, per quanto comunque il suo stile di disegno (ma anche narrativo) si distanzino dal tipico shōnen. Piccola curiosità riguardo al maestro, oltre a essere grande amico di vecchia data del maestro Tetsuo Hara, fu per di più mentore dell’altrettanto celeberrimo Takehiko Inoue, che tutti ricordiamo per lo spokon senza tempo Slam Dunk e l’inconcluso capolavoro in salsa samurai quale Vagabond.

Ma digressione sul maestro Hōjō a parte, torniamo a Private Eyes, il lungometraggio celebrativo dei vent’anni di City Hunter: come ogni avventura di Ryo Saeba che si rispetti, si apre con una sequenza d’azione che subito ci porta all’interno di una Shinjuku viva, in movimento e con le sue attrazioni principali, con tanto di cameo del Godzilla Head. Un inseguimento in pieno centro tra un blindato e l’immancabile Mini Cooper rossa che culmina con un colpo di Colt Python 357 Magnum; ritornano da subito tutti i personaggi principali, da Ryo a Kaori, la bella poliziotta Selene, Miki e Umibozu al rinnovato Cat’s Eye Cafe, con tanto di cameriere robot Minibozu. Apprezzabile che finalmente siano stati utilizzati i nomi originali giapponesi, soprattutto per Ryo, visto e considerato quanto fosse imbarazzante sentirlo chiamare ogni volta “Hunter” o “Signor Hunter”, merito di una localizzazione di fondo piuttosto buona e una direzione del doppiaggio davvero ottima. Inutile dire che risentire gli stessi doppiatori italiani storici sia stata una vera e propria soddisfazione, creando quello splendido senso di nostalgia e rimando alle vecchie trasposizioni di City Hunter, complice il fatto che il character design di Kumiko Takahashi e Yoshihito Hishinuma si presti davvero bene, conservando scelte stilistiche che sì, riprendono lo stile del maestro Hōjō, ma che mantengono pur sempre una forte personalità.

CITY HUNTER: PRIVATE EYES - Recensione

Inutile dire che il perno di questa pellicola verte sulla presa in carico di un caso dopo l’aver scritto XYZ sulla bacheca della stazione di Shinjuku, dove una splendida ragazza di nome Ai ha bisogno dell’aiuto dello sweeper più letale di Tokyo per togliersi di dosso degli stalker. Sembrerebbe infatti che la famiglia della giovane, in particolare il padre, fosse invischiata in dei progetti top secret riguardo lo sviluppo di un progetto bellico portato avanti dalla più avanzata azienda di robotica della regione: questo darà modo al nostro Ryo non solo di proteggere Ai Shindo, ma soprattutto di lanciarsi come al solito in tentativi sempre più fallimentari di seduzione. Private Eyes è infatti un’enorme celebrazione di ciò che è City Hunter a livello – potremmo dire – concettuale, dove tutte le caratteristiche della serie vengono messe in risalto, calcando la mano, dallo humour di un Ryo perennemente allupato, situazioni comiche con tanto di tipico corvo in volo alle spalle dei personaggi e soprattutto, dall’azione. Non manca assolutamente mai il dinamismo che contraddistingue le sequenze più adrenaliniche, dagli inseguimenti agli scontri con armi da fuoco: il film richiama alla perfezione i canoni che già all’epoca consacrarono City Hunter come un capolavoro del suo genere. Il tocco di classe più grande, infine, lo si può trovare nella colonna sonora che i fan di vecchia data ricorderanno benissimo. Sono stati utilizzati nel corso della pellicola i brani più celebri della serie, partendo dalla primissima sigla, Ai yo Kienaide di Kaoru Kohiruimaki, arrivando a I want your Love di Momoko Kitadai e a moltissime altre che non elencherò per non rovinare la sorpresa… ma soprattutto, l’immancabile e imprescindibile GET WILDdei TM Network che per di più ha avuto un adattamento italiano, interpretato da Stefano Bersola, che ricordiamo soprattutto per la seconda sigla italiana della serie (dopo l’utilizzo del brano della soundtrack Give me your love Tonight di Kiyomi Suzuki, quando ancora andava in onda su Europa 7).

CITY HUNTER: PRIVATE EYES - Recensione

In conclusione, CITY HUNTER: PRIVATE EYES sancisce ancora una volta lo splendido operato che nasce dalla collaborazione tra il maestro Hōjō e Kenji Kodama, già visto all’opera su di tutti gli altri speciali di City Hunter, ma che ricordiamo anche per aver lavorato su film di Detective Conan e Le nuove avventure di Lupin III. È innegabile che si tratti di un film celebrativo fatto prevalentemente per i fan di vecchia data, che ripercorre molto bene tutti i punti salienti che hanno fatto amare l’opera madre e che magari, avvicineranno molti neofiti a una serie immortale che regge più che serenamente il passare degli anni. Certo, proprio per questa connotazione auto-celebrativa, alcune sequenze e gag potranno sembrare ridondanti, ma fondamentalmente parlando nel complesso è tutto più che equilibrato: i personaggi non sono ridotti a semplici macchiette, c’è un bel cameo di tre ragazze bellissime nonché tre sorelle furbissime e l’utilizzo della CGI è più che passabile.

“Get Chance and Luck, se poi troverai qualcosa da proteggere non perderlo Mai.”

CITY HUNTER: PRIVATE EYESOra che siamo nelle considerazioni personali posso più che tranquillamente sbilanciarmi: ho aspettato questo film con forte impazienza dall’annuncio in Giappone a febbraio. City Hunter è un’opera meravigliosa che incarna tutti i punti più importanti che rendono l’intrattenimento giapponese splendido: ci sono azione, retrospettive crude, il personaggio principale perennemente allupato che sembra idiota ma è il migliore in quello che fa, humour, belle donne e personaggi di sfondo che creano una vera e propria tridimensionalità e spessore nell’opera.

È fantastico vedere di nuovo l’opera di Tsukasa Hōjō ed è davvero magnifico notare le autocitazioni, complice poi la carrellata nei titoli di coda dei momenti salienti della serie storica. In fin dei conti, è stata semplicemente un’ulteriore e piacevolissima avventura come tante, passata ad assistere alle avventure di Ryo Saeba. Qualsiasi problema potrete mai avere, vi basterà scrivere XYZ sulla bacheca della stazione e, se avrete fortuna o se siete delle belle donne, lo sweeper protettore di Shinjuku si farà vivo.

Caldamente consigliato

Maestro di Karate e Amicizia: temprato dall’intrattenimento nipponico vecchia scuola e dal collezionismo, il suo sogno è quello di avere in giardino lo Unicorn Gundam di Odaiba.

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