Il Giappone è ben conosciuto per il profondo rispetto che ha verso le tradizioni del proprio passato, anche per quelle legate al campo artistico: tramite l’arte, come quella del teatro, si possono raccontare storie per insegnare valori morali e ricordare vecchie leggende da passare alle nuove generazioni. Una delle forme più antiche di narrazione giapponese è il Rakugo, un tipo di teatro che si basa sul monologo di un singolo attore, detto rakugoka, il quale racconta storie comiche usando come mezzo solo la propria voce e gestualità, senza oggetti di scena, per ispirare l’immaginazione del pubblico e far visualizzare loro tutti gli elementi necessari, sia personaggi che scenari.
Il Rakugo è un sottogenere dello Yose, il quale è uno dei quattro principali generi del teatro giapponese, assieme al Bunraku (spettacoli con pupazzi), al Noh (opere drammatiche) e al celebre Kabuki (danze tradizionali con sfarzosi costumi). Ancora oggi, il Rakugo ha una grande fetta di appassionati, perfino fuori dal Giappone, con teatri ed eventi dedicati unicamente a questi tipi di spettacoli particolari.
Cos’è il Rakugo e da dove nasce
Il termine “Rakugo”, usato oggi, venne coniato solo nell’epoca Showa (1929-1986), nonostante il tipo di narrazione esista sin dal periodo Heian (794-1185): ai tempi, i monaci buddisti iniziarono a servirsi di monologhi e aneddoti divertenti per rendere più coinvolgenti i loro sermoni e, in seguito, per intrattenere il proprio signore feudatario raccontando storie comiche, chiamate col nome di Otoshi-banashi.
Col tempo, questo tipo di monologhi si diffusero anche tra le classi di ceto inferiore, ottenendo man mano una popolarità tale che i testi delle opere vennero stampati e venduti, rendendo possibile agli altri ri-raccontarle a loro volta. In quegli anni le storie erano più brevi, raccontate in piccoli templi o anche per strada, ma avevano già tutte un crescendo verso una punchline finale, che rimane ancora oggi, detta ochi: l’ochi è una parte estremamente importante e una delle più difficili da imparare al meglio, in quanto, una buona performance generale, rischia di diventare piatta sul finale se l’ultima battuta viene mal eseguita.
Attorno al 1670, nei primi anni del periodo Edo (1603-1868), ci furono in particolare tre abili rakugoka, ognuno dei quali portò la disciplina in tre diverse città, Osaka, Edo e Kyoto, dove svilupparono stili personali applicando piccole variazioni. Nacque anche una gerarchia con tre gradi per indicare la bravura dell’attore: si parte dal più basso con lo zenza, i principianti, per poi diventare futatsume e infine shin’uichi, ovvero maestri che possono decidere di allenare nuovi rakugoka.
I maestri solitamente scelgono un nome d’arte per i nuovi praticanti, e gli insegnano l’arte del Rakugo per tre anni interi; ai tempi, quasi tutti gli apprendisti vivevano a casa del maestro e si occupavano anche di cucinare, pulire la casa e cucire il kimono per gli spettacoli, oltre che avere talvolta limitazioni come non fumare e non bere alcolici. Gli zenza imparavano direttamente guardando le performance del loro maestro, il quale le eseguiva anche in privato solo per gli allievi, per poi esibirsi a loro volta solo quando il maestro li riteneva pronti.
Fino al diciottesimo secolo, la maggior parte dei Rakugoka erano artisti che venivano da classi sociali basse, cosa che contribuì ad associare il Rakugo a un tipo di arte “inferiore”, ma, al contempo, la rese particolarmente popolare e apprezzata proprio grazie alla diffusione tra le masse, fino a raggiungere il picco di notorietà durante il periodo Showa, la sua epoca d’oro.
Caratteristiche del Rakugo
Il Rakugo si focalizza principalmente su monologhi comici, raccontati da un narratore vestito di un semplice kimono e seduto su un cuscino al centro del palco. Non avendo a disposizione grandi oggetti di scena o costumi, l’abilità del rakugoka sta nel far lavorare la fantasia degli spettatori, affinché si possano immaginare loro stessi gli scenari e i personaggi descritti. Il rakugoka resta seduto per l’intero spettacolo, e oltre alla sua dialettica fa uso solo di piccoli oggetti, come ventagli o asciugamani, per recitare personaggi differenti, aiutato anche da una buona gestualità con solo mani e braccia.
All’inizio di uno spettacolo, il rakugoka fa immergere gli spettatori in una storia dal contesto realistico che si avvicini alla vita di tutti i giorni, come una giornata di lavoro o un viaggio in famiglia; man mano che la storia prosegue, gli eventi si fanno sempre più strani, con personaggi eccentrici che si ritroveranno ad affrontare scenari assurdi.
Le storie sono per la maggior parte di stampo comico o satirico, con protagonisti dei personaggi tipici del periodo Edo, usati ancora nelle rappresentazioni di oggi; i racconti erano dei classici molto famosi dell’epoca, ma col passare degli anni, alcuni rakugoka scrissero delle storie originali che loro stessi mettevano in scena. Inizialmente, gli scrittori di racconti per il Rakugo vennero visti come troppo ambiziosi, in quanto dovevano competere con storie ormai divenute estremamente famose e amate dal grande pubblico, ma alcuni di loro riuscirono in ogni caso a creare racconti nuovi, a loro volta, apprezzati e interpretati in numerosi spettacoli, sebbene l’attenzione principale rimase sempre e comunque sull’attore, lasciando le storie solo in secondo piano.
Alcune delle storie più famose, delle volte inserite come gag anche in anime e manga recenti, sono Jugemu, la storia di un bambino dal nome ridicolmente lungo, Momotaro, una gag meta-narrativa di un ragazzo nato in una pesca, e Shibihama, dove un uomo ubriaco e disoccupato si ritrova con una grossa somma di denaro da gestire scrupolosamente.
Dietro ai tanti racconti non c’è solo un puro intrattenimento comico, ma anche un semplice insegnamento o una morale che possa arrivare anche ai più piccoli.
L’arte del Rakugo e del teatro giapponese oggi
Il Rakugo è ancora molto apprezzato dai Giapponesi attualmente: grazie alla creazione di storie più leggere ed originali, i rakugoka sono talvolta invitati a esibirsi anche in scuole, facendo conoscere quest’arte anche alle nuove generazioni e, per chi vuole imparare, ci sono ad oggi diverse università specializzate in questa forma di teatro. Attualmente, sono circa 500 i rakugoka professionisti e alcuni teatri sono adibiti solo ed esclusivamente a esibizioni di Rakugo.
Anche attraverso manga e anime è stato raccontato il Rakugo, sebbene in ben pochi prodotti: una delle opere migliori è sicuramente Shouwa Genrakugo Shinju, una splendida serie anime del 2017 che potete recuperarvi gratuitamente su VVVVID, mentre potete leggere brevi storie di Rakugo in Fallen Words, manga di Yoshihiro Tatsumi che raccoglie tanti brevi racconti classici.
Fuori dal Giappone, gli appassionati di teatro hanno potuto scoprire il Rakugo grazie ad alcuni praticanti bilingue, come Shijaku Katsura II, il quale divenne famoso per i suoi spettacoli di Rakugo in inglese, oppure Katsura Sunshine, il più famoso rakugoka occidentale; anche da noi, con eventi dedicati al teatro, si può assistere a spettacoli completamente in italiano nelle grandi città.
L’arte del Rakugo è sicuramente molto distante dalla nostra concezione di spettacolo, ma proprio per questo può essere interessante da vedere e da scoprire, in particolare per chi è già appassionato all’arte del teatro e cerca nuove fonti di ispirazione o anche solo qualcosa di diverso!