Gensokyo Defenders – Recensione

Cirno, Aya e altre strane entità del mondo di Touhou ritornano a darsele di santa ragione in un contesto un po’ diverso dal solito. Sarà riuscito a convincerci?

Gensokyo Defenders – Recensione

Gensokyo Defenders – RecensioneStanca del solito danmaku, o bullet hell com’è più conosciuto da noi, la tengu Yukari inventa un nuovo gioco per intrattenere la popolazione di Gensokyo: ecco che nascono i war games, competizioni in cui le creature dell’universo di Touhou possono competere fra di loro e contro esseri superiori: la nostra storia seguirà principalmente la fata del ghiaccio Cirno che cercherà di diventare la maestra assoluta di questo gioco, accompagnata dalla reporter Aya nelle sue peripezie, sfidando avversari man mano sempre più abili.

Gensokyo Defenders è il terzo titolo dell’immensa saga di Touhou Project ad arrivare su una console Nintendo e lo fa in un modo piuttosto inusuale, e cioè optando per un genere di gioco ibrido, a metà fra un twin-stick shooter e un tower defense. Come da tradizione per quest’ultimo genere, infatti, il personaggio che andremo a controllare dovrà difendere il proprio altare che fungerà da “base”, situato alla fine di una mappa con layout sempre diversi, a partire da un semplice corridoio a forme decisamente più complesse e con strade multiple da seguire, da un’orda di nemici. Il tutto però aiutandosi non solo con trappole statiche, ma anche tuffandosi nell’azione e combattendo in prima persona contro gli avversari.

  • Titolo: Gensokyo Defenders
  • Piattaforma: Nintendo Switch, PlayStation 4
  • Versione analizzata: Nintendo Switch (PAL / EU)
  • Genere: Tower Defense, Shooter
  • Giocatori: 1 in locale, 2 online
  • Software house: neetpia
  • Sviluppatore: neetpia
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 30 novembre 2018
  • Disponibilità: digital delivery
  • DLC: nessuno
  • Note: il gioco arriverà anche su PC tramite Steam, ma non abbiamo ancora una data precisa

And they don’t stop comin’

La modalità storia single player è divisa in vari livelli, intervallati da alcune brevi cutscene all’inizio e alla fine che ci daranno una panoramica generale delle motivazioni dei personaggi e della situazione in cui si sono cacciati. Una volta che avremo il controllo del nostro personaggio la sequenza di gioco vera e propria si divide in due fasi: una di preparazione dove piazzeremo trappole sul nostro cammino e una dove poi dovremo combattere contro orde sempre più massicce di nemici, ognuno con una sua resistenza, pericolosità e tipo di movimento. Durante il combattimento non staremo solo a guardare passivamente le orde in arrivo, bensì avremo il controllo del personaggio con cui abbiamo scelto di giocare che si sposterà liberamente per la mappa, sparando automaticamente ai nemici, a patto di venire orientato correttamente nella loro direzione.

Con ogni nemico distrutto guadagneremo del denaro che poi riutilizzeremo per piazzare man mano sempre più trappole e fortificarci sempre di più: sebbene questo possa essere fatto anche nel bel mezzo della fase di combattimento, è consigliabile aspettare la pausa fra un’orda e l’altra per avere più tranquillità e maggior oro da spendere. Il nostro altare può ricevere un numero (variabile a seconda della difficoltà o dello stage scelto) di colpi prima di venire distrutto e decretare così la nostra sconfitta, e lo stesso vale per la fata o servitrice giocabile, che avrà una barra della vita e un massimo di tre possibilità di respawn prima di fallire il livello. Per rendere le cose più interessanti, saranno disponibili anche due abilità ad area d’effetto lanciabili utilizzando dei punti Mana e una sorta di “mossa finale” molto più distruttiva chiamata Last Word che invece sfrutta una barra che aumenterà gradualmente man mano che riusciamo a inanellare combo lunghe senza essere colpiti.

Alla fine delle ondate, che andando avanti con storia e difficoltà aumenteranno sempre di più, ci verrà dato un punteggio finale numerico in base al danno subito, ai nemici sconfitti, a quanti colpi avrà preso la nostra base, che decreterà uno score finale da 1 a 3 stelle. I livelli sono comunque rigiocabili in qualsiasi momento per migliorarsi sempre di più, anche online con un amico: storia e online sono infatti le uniche due modalità di gioco presenti.

Il mondo è bello perché è vario

Sono rimasto piacevolmente stupito dalla grande varietà presente in Gensokyo Defenders; esiste un numero abbastanza sufficiente e diversificato di trappole da permettere strategie particolari che vanno anche a compensare le debolezze o a giocare sui punti di forza dei singoli personaggi. Sebbene si possano portare fino a un massimo di quattro trappole per ogni stage, spesso se ne sbloccano di nuove e ognuna svolge una funzione diversa, da un’otre di Sake che attira i nemici vicini, fino a una pedana a molla che li butta fuori dal percorso di gioco.

Queste trappole possono essere liberamente cambiate dal menu di selezione livello, e anche migliorate con un sistema a punti, che guadagneremo completando livelli con uno score abbastanza alto. Discorso analogo va fatto per i personaggi: anch’essi possono essere migliorati scegliendo un massimo di tre bonus fra una lista, e questi bonus hanno effetti aumentabili tramite punti: di solito vanno ad aumentare cose passive come il danno effettuato, l’oro raccolto oppure la quantità di colpi che la base può reggere prima di rompersi. I personaggi giocabili sono circa venti e vengono sbloccati man mano che si prosegue con la storia principale, ognuno con una propria caratteristica peculiare: Ad esempio Cirno è particolarmente abile nel congelare e rallentare i nemici, mentre Rin può creare dei servitori zombie.

I limiti dell’Unreal Engine

Avendo appurato la bontà e la varietà del gameplay, purtroppo non si può dire lo stesso del comparto grafico e tecnico che risulta il vero anello debole del titolo. Sebbene sia stato utilizzato l’Unreal Engine, quest’ultimo ha delle caratteristiche peculiari che lo rendono poco adatto a una console come Nintendo Switch, a meno che non si modifichino pesantemente le impostazioni grafiche. Le mappe risultano fin troppo vuote e piatte, probabilmente per non peggiorare le prestazioni in caso di molti nemici inquadrati a schermo, però questo fa sembrare l’ambiente di gioco fin troppo “grezzo”.

La risoluzione interna sembra essere molto bassa, con una sorta di filtro applicato in post-produzione che rende tutto leggermente sfocato; come si può notare dagli screenshot infatti, persino i contorni dei numeri che spunteranno fuori per indicarci il danno fatto sono di difficile lettura ed è presente un effetto bloom forse troppo marcato, che fa sembrare la luce eccessivamente pervasiva e accecante (per i fan di Boris che leggeranno, si può dire che qui hanno proprio smarmellato). Le animazioni dei personaggi e dei nemici sono quasi inesistenti e i modelli piuttosto semplificati, anche viste le ridotte dimensioni dello schermo e la telecamera ad inquadratura isometrica fissa.

La colonna sonora non è allo stesso livello di quella degli altri giochi ma è comunque orecchiabile, sebbene forse un po’ ripetitiva. Sul sito dello sviluppatore neetpia viene menzionata una modalità in 2D che dovrebbe cambiare lo stile grafico riprendendo gli sprite pixellati dei titoli precedenti, ma ancora non sappiamo quando potrebbe uscire. Ho contattato lo sviluppatore del titolo via Twitter e mi ha detto che attualmente la versione PC con la 2D Mode è venduta soltanto in copia fisica ai Comic Market giapponesi e che la versione per Steam è pianificata, ma ancora non supporta la lingua inglese.

A chi consigliamo Gensokyo Defenders?

Indubbiamente un grande punto di forza di questo titolo risiede nel franchise a cui appartiene, ovvero quello di Touhou, che sebbene non abbia una fanbase enorme, specialmente qui in Occidente, è sicuramente fra le più dedicate e appassionate. Ogni personaggio è interamente doppiato in giapponese e risulta comunque fedele al carattere mostrato negli altri giochi.

Questo aspetto però ha anche un rovescio della medaglia: si nota come il titolo sia stato fatto principalmente per chi è già fan, e quindi spesso alcuni riferimenti possono non essere colti da un giocatore non particolarmente appassionato di Touhou, e la quantità immensa di personaggi e le relazioni fra di essi vengono dati per scontati e mai spiegati in dettaglio, andando un po’ a confondere chi magari alla storia si avvicina proprio con questo titolo.

In generale, chi già apprezza questo IP sarà avvantaggiato, ma il gameplay risulta comunque godibile anche per chi non conosce in dettaglio il mondo creato dal Team Shangai Alice e ripreso da moltissimi altri sviluppatori negli anni a seguire.

Gensokyo Defenders – Recensione

  • Grande varietà di personaggi e strategie
  • Alta rigiocabilità per migliorare tempo e punteggio
  • I personaggi di Touhou hanno un fascino particolare, ma…

  •  …I fan meno accaniti potrebbero trovarsi spiazzati
  • Menu di difficile navigazione e troppo anonimi
  • Comparto grafico pessimo
Gensokyo Defenders
3.5

Un ibrido che funziona per metà

Gensokyo Defenders riesce a separarsi abbastanza dai canoni della saga da avere appeal anche come titolo standalone: chi non è già fan di Touhou infatti lo tratterà come tale, avendo ben pochi appigli di trama a cui appendersi; la buona rigiocabilità fa sì che perfezionisti e maniaci del time attack abbiano pane per i loro denti, offrendo comunque una grande varietà di strategie ognuna perfettamente percorribile. Peccato però per tutto l’aspetto tecnico e grafico, che trasuda “budget limitatissimo” da tutti i pori: a partire dai menu abbastanza anonimi fino ad andare a dei modelli di personaggi poco animati, mappe piatte, nemici che a volte sono rappresentati letteralmente da una sfera e basta (gioco di parole non voluto) e una colonna sonora orecchiabile ma che dopo poco diventa fin troppo ripetitiva. Punti bonus per il buon doppiaggio.

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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