“Allora, andiamo a Lucca?”. Era marzo 2020 quando, a questa domanda, quella merda del COVID rispose “Manco per il cazzo!”. Così dopo anni di appuntamenti saltati (con il portafoglio che mi ringraziava) mi sono trovato trascinato dal mio buon amico Met al Gardacon 2022. La fiera di Montichiari, una delle poche vicine alla mia modesta magione (due ore da casa) mi aveva già ispirato in passato, anche se “puzzava” di fiera improvvisata, a partire dal classico logo ideato in seguito al “te lo fa mio cuggino”. Entro sera di questo mio scetticismo non è rimasto nemmeno il ricordo.
Nonostante il parcheggio tattico (quanti clienti che ha avuto il supermercato vicino quel giorno) e la puntualità con cui siamo arrivati al Gardacon 2022, già mi vedo come un tedesco in fila per la casa di Prezzemolo, ma ecco che, per magia, la coda si smista poco dopo l’orario di apertura. Oltrepassati i bianchi cancelli appare quindi il primo padiglione. Il mio occhio si posa subito su due file di autori indipendenti con i loro sketch, pubblicazioni e artbook, seguiti da una bancarella di arancini fuori luogo più di un otaku al Billionaire. Schivato il senso di fame chimica mi inoltro nei successivi negozietti che commerciano sogni: magliette degli anime, gadget, quadretti e vari rivenditori di manga con merchandising a tema. La calca è un lontano ricordo e si procede con agilità, tanto che lungo la corsia centrale si sentono persino gli insulti di chi ammonisce i propri compagni di viaggio al grido di “non si infrange la sacra regola“… che vieta ovviamente di vagare a zonzo, zigzagando casualmente. Sul fondo, dopo tazze di Pokémon, action figures (quanto erano belle quelle dei Cavalieri dello Zodiaco!) e gioielli di Genshin Impact (tanto inutili quanto desiderabili) emerge infine un blocco di cabinati dove i curiosi provano gli Arcade tra le lacrime. Ogni bambino che chiede “ma che gioco è questo, papà?” è una coltellata al cuore!
Passata la quest per principianti del primo blocco del Gardacon 2022, con la mappa più estesa, ma esplorabile in una mattinata, giungiamo al padiglione dedicato ai volumi cartacei. Oltre un acquario con giochi da tavolo scontati e alcuni stand che spacciano droga in forma di carte collezionabili di Magic (un trauma per un ex tossico) e di Pokémon (compreso quello dello YouTuber Federic) appaiono i feudi delle grandi casate editrici: Star comics, J-POP, Planet Manga… mentre la povera BAO Publishing era già stata assassinata. Tutte vetrine perfette per le numerose nuove uscite, con decine di metri di mattoncini che finiranno certamente a ridosso di molte delle nostre pareti domestiche. Dopo una bancarella di hentai targati Magic Press (a quanto pare sono sdoganati) e qualche edizione minore, appare forse il migliore stand dell’area: quello di Manga Senpai. Uno degli eventi irrinunciabili in queste fiere è la possibilità di incontrare i mangaka e in quest’area c’erano, come Giulia della Ciana, autrice di Butterfly Effect (che non vedo l’ora di leggere, intanto potete acquistare il primo volume a questo link) o Kirio1984, YouTuber esperto di manga e anime che presentava il suo libro. Ho poi trovato Live or Not, titolo geniale per il manga di Federico Freschi ambientato a Livorno, che sembra disegnato da un professionista navigato. Tanta Italianità quindi… d’altronde Mangasenpai ha sempre dimostrato di saper scavare tesori anche fuori dal Gippone, come per la prima edizione di Radiant.
Mi incammino così verso l’esterno, ma non prima di essere stato ipnotizzato dalla suadente voce di un Saiyan: era Gianluca Iacono, che stava promuovendo il suo spettacolo teatrale “Vegeta è morto e l’ho ucciso io”. Custodirò il suo autografo all’interno del primo volume di Dragon Ball con la stessa cura della sfera del drago a quattro stelle! Attraversato il piccolo cortile esterno, dove cosplayers e collezionisti si riposano dal duro lavoro, e dove il buon Angelo Porazzi intrattiene la folla con i suoi aneddoti dall’unico palcoscenico presente, ecco il padiglione meno utile di tutti: quello dedicato ai videogiochi. “No! mettete giù quei coltelli! Lasciatemi spiegare!” Da gamer non ho mai compreso chi si mette a giocare in questi eventi, a meno che non sia palesemente per pubblicizzare una community o l’uscita di un nuovo gioco. Nessun appassionante torneo in live o personaggi di spicco, ma semplici postazioni per provare PC, con pochi giochi (che potevano essere acquistati nella prima area), poco spettacolo, e più elettronica del necessario. Sto quasi per fuggire dal combattimento, al tempo record di venti minuti, quando appare una fascinosa parte espositiva (ma persino giocabile) con un esercito di vecchie console collegate a piccoli televisori a tubo catodico. Me ne vado tra le lacrime, con la coscienza di essere abbastanza vecchio da aver visto le stesse scene nella mia infanzia. “Non ce la faccio, troppi ricordi!”
A metà pomeriggio, senza ancora il bonus per i tiri notturni, giungo nell’ultimo padiglione con la gratificazione di chi ha lasciato le migliori ore di divertimento alle spalle. Ecco però che uno spettacolo edilizio travolge il mio sguardo: tavoli e tavoli di LEGO. Sarò onesto, da estimatore dei cari mattoncini spacca-piedi ho raramente visto un allestimento modellistico tanto meraviglioso. Ricostruzioni che solo un manager in carriera può sognarsi, talmente estese, ben fatte e minuziose da sbloccare la fantasia e i ricordi. Per non parlare delle tematiche più che azzeccate: dai fantasy più famosi (come per la torre di Sauron o Hogwarts) a quelli fantascientifici (avrei impegnato mia sorella per gli incrociatori di Star Wars), sino ai classici Disney o ambientazioni reali (come stadi, concerti o edifici storici). In una fiera simile, da organizzatore, non so se avrei rischiato tanto spazio per un solo Brand, ma si è probabilmente trattato del luogo visivamente d’impatto… come quando dopo aver sciato in montagna ti ricordi solamente del tramonto in compagnia di un bombardino. Prima di uscire faccio in tempo a vedere un ultimo spettacolo, tanto insolito quanto fascinoso: lo show dedicato ai Guardiani Italiani, organizzato da Crossover Wrestling. Ed è così, lasciando alle spalle dei tipi in cosplay che si menano, con la stessa enfasi del compianto Eddy Guerrero nei confronti di John Bradshaw Layfield, che me ne esco tutto soddisfatto in direzione del parcheggio.
Gardacon è stata una di quelle esperienze alla D&D: la prima volta devono trascinarti, ma poi ci torni volentieri. Innanzitutto ho visto una gestione ottima sia della viabilità (umana) che della disposizione degli interni, non facile di questi tempi. Ma soprattutto ho notato un’elevata qualità degli stand (JoJo ne sarebbe fiero!): non c’erano i classici baracchini con “immondizia” gadgettistica da quattro soldi, ma tanto materiale di pregio, anche a prezzi abbordabili. Raramente gli spettatori vagavano senza qualche nuovo tesoro tra le mani. Tanto per fare un esempio… non c’erano venti venditori di custodie per cellulari di scarsa qualità con la faccia di Naruto pixellata, ma uno solo, con buone grafiche o immagini su richiesta. Ho trovato poi tante produzioni artigianali, come spade, abbigliamento e gadget a tema. Arancini a parte c’era persino un rivenditore di mochi e di takoyaki! Sul lato fumettistico c’era tutto ciò che si poteva chiedere dalle nuove edizioni, comprese le variant e gli speciali che dai fumettari sono andate via come il pane durante la Rivoluzione francese, tra cui quelle di Komi can’t communicate, My Dress-Up Darling o Kaiju No.8. Peccava però sul “vintage”: nel complesso vi erano solo cinque anfratti dove ricercare i volumi delle classiche manco-liste, con pochissima disponibilità (anche se per miracolo ho completato “La fenice” della Hazard… yeeee). Si tratta pur sempre di una fiera nascente (alla sua terza edizione), ma qualche labirinto di carta in più avrebbe fatto felici tanti lettori.
Infine, con dispiacere, partecipando soltanto il primo giorno (sabato) al Gardacon 2022 ho visto davvero pochi cosplayer, nonostante mi aspettassi il pienone dovuto a moda e contest. La mattina per esempio hanno catturato la mia attenzione solamente un gruppo di quattro ragazze della Epicos (con tanto di stand dedicato), un cacciatore di taglie di Star Wars, e dei ghostbusters… tutti però di agenzie. Già nel pomeriggio però gli appassionati “indipendenti” sono cresciuti come il gradimento della Marvel nei cinema (tra l’altro c’era un bellissimo Thanos) e tanti in costume, come l’elfa Frieren, un cosplay davvero sorprendente, si sono intrufolati tra il pubblico.
Anche la folla, che inizialmente lasciava vuoti palchi e aree, è andata crescendo, e la cosa mi ha fatto piacere, perché gli eventi presentati al Gardacon 2022 non meritavano poco pubblico: tra convegni su giochi e pubblicazioni, interviste a icone dell’ambiente (come la doppiatrice di Sailor Moon, Elisabetta Spinelli) e concerti (piangerò per anni per non avere fatto una foto con gli Atroci) non si può dire che ci fossero poche opportunità. Certo, qualche incontro con gli autori in più o delle edizioni speciali “Gardacon 2022” sarebbero stati un ottimo plus, ma per ora non ci si può che rallegrare per questa fiera che, nonostante le dimensioni ridotte e il periodo ricco di problematiche, è riuscita a esprimere un ottimo potenziale e a lasciarmi tanti magnifici ricordi, girovagando per una sola giornata. Che altro dire… se gli standard restano questi, non vedo l’ora di essere trascinato a Gardacon anche l’anno prossimo.