Le mie prime ventiquattro ore con Miitomo

Miitomo

Nonostante la mia stanza assomigli al centro storico di Parigi nel settembre del 1943 e l’ultimo lavaggio dell’auto sia stato pagato in Lire, curo molto l’organizzazione dei miei giocattoli, tecnologici o meno. I dischi disposti in ordine alfabetico, i fumetti secondo numerazione (e sì che questo era facile), i giochi per ordine d’acquisto. I file organizzati secondo un sistema che definire di scatole cinesi è riduttivo, siano essi su computer o smartphone.

La mia vita scorreva tranquilla, sui binari di questo equilibrio mentale che avevo costruito nel corso degli anni, fino al pomeriggio di ieri. Perché nel giorno 31 marzo, nell’anno del Signore 2016, è finalmente arrivato Miitomo in Europa. Attimi di panico, momenti di buio. Le certezze che si sgretolano, l’ineluttabile impossibilità dell’uomo di poter controllare la propria vita. Subito dopo aver scaricato l’applicazione mi sono reso conto che, oltre alla necessità di dover comprare un power bank nell’immediato futuro, non sapevo dove metterla, quale cartella scegliere fra “Social” e “Games”, lì nella bella e pulita homepage dell’LG che sto ancora pagando. Perché Miitomo sa essere entrambe le cose, e allo stesso tempo non è nessuna di queste due. Bisogna fare un po’ di chiarezza, me ne rendo conto, quindi meglio partire dal principio.

Raccontaci, oh uomo venuto dal Sud, cos’è invero ciò che chiami Miitomo?

Miitomo è il disperato tentativo di Nintendo di mettersi in pari col tempo e salire sul grande carrozzone del mobile gaming, di quello che piace tanto alle mamme e ai cinquantenni in giacca e cravatta che si addormentano in metropolitana mentre giocano a Candy Crush.

In un mondo dove i bambini hanno dimenticato non conoscono affatto quell’oggetto chiamato Game Boy, che tanta gioia ha saputo donare ai nostri pomeriggi fatti di Bim Bum Bam e Tegolino Mulino Bianco, Nintendo si è ritrovata a doversi reinventare, a cambiare modo di pensare al gioco, soprattutto in chiave portatile. Bisognava tirare fuori dal cilindro un nuovo coniglio dalle uova d’oro (concedetemi l’abominio bio-zoologico) come furono i Pokémon vent’anni fa. Un nuovo titolo da poter proporre ad un pubblico sempre più variegato e sempre più casual, che facesse da apripista all’arrivo su smartphone dei classici made in Kyoto come Zelda e Mario (quello che sentite è il suono dei miei denti che battono per il terrore di un Super Mario con i tasti virtuali, non vi sta crollando il tetto di casa, tranquilli).

Uomo del Sud, tu fai nevvero un gran parlare, ma noi non abbiamo ancora compreso le tue parole.

Giusto, giusto, pensiamo alle cose concrete.

Un paio di anni fa, Nintendo fece uscire un titolo quasi in sordina, un gioco piccolo e pieno di quella follia e frizzantezza che tanto ci hanno fatto amare il Giappone. Quello che doveva essere il figlio concepito sotto acidi al sapore di wasabi di The Sims e Animal Crossing venne chiamato Tomodachi Life e, senza che nessuno ci avesse puntato sopra nemmeno un soldo bucato, superò in scioltezza le due milioni di unità vendute. L’ossatura base del gioco era quanto di più semplice potesse esserci: mettiamo tutti i Mii creati dall’utente su di un’isola e facciamoli interagire fra loro. Hulk Hogan che porta all’altare Cher, Beppe Bergomi e Lino Banfi chitarrista e frontman di una rock band… Qualsiasi fosse la cosa più stupida pensata dal cervello dell’utente, poteva essere riprodotta nel gioco. I Mii, alla fine delle tribolazioni quotidiane, ritornavano tutti allo stesso condominio, dove ognuno aveva la sua personalissima stanza all’interno della quale concedersi il sonno dei giusti.

Forse è stato proprio quel grande condominio l’ispirazione principale di Miitomo. L’idea che ogni giocatore avesse la sua stanza, il suo spazio individuale, è ciò su cui si basa l’applicazione. Dopo averla installata, infatti, viene richiesto all’utente di creare un proprio Mii o di importare quello legato all’account MyNintendo. Si passa poi a definire la sua personalità e il tono di voce (sì, i Mii adesso parlano) e, dopo un piccolo tutorial, ci ritroviamo in compagnia del nostro avatar al centro di una stanza vuota.

E dicci, uomo del Sud, cosa succede al piccolo omino nella scatola?

Così come nel mondo reale, la vita in Miitomo è molto meglio se affrontata insieme agli amici. Il “gioco”, infatti, si riduce al rispondere ad alcune domande poste dalla nostra controparte virtuale riguardo gli argomenti più disparati: dal cibo alla musica, dalla TV allo sport, siamo liberi di poter rispondere come meglio riteniamo (non c’è nessun sistema di censura, evviva evviva). E poi? E poi succede che se siamo da soli nel grande condominio virtuale, le nostre risposte avranno la stessa valenza dell’albero caduto al centro della foresta: nessuno ascolterà il loro suono. Se però, tramite l’integrazione con Facebook e Twitter o magari con un contatto vis-à-vis, iniziamo ad aggiungere amici, la musica cambia. Possiamo leggere le risposte dei nostri amici e vedere cosa pensano riguardo determinati argomenti, possiamo controbattere o esprimere un commento, possiamo, insomma, iniziare una discussione. Tutto qui.
Non ci sono obiettivi da raggiungere, principesse da salvare, malvagi signori oscuri da accoppare, imperi del terrore da rovesciare. C’è piuttosto la possibilità di interagire con i nostri amici, di strappare un paio di sorrisi a quella persona in particolare con quella specifica risposta, ma nulla che preveda particolari abilità. Sono presenti dei minigiochi, utili a sbloccare elementi di abbigliamento per i Mii altrimenti non ottenibili, che però risultano molto “automatici”, quasi fosse l’applicazione a giocare da sola.

Raccontaci quali imprese hai compiuto, oh tu che sei saggio e giusto.

Ho aspettato che Nintendo distribuisse in forma ufficiale l’applicazione sul Play Store, sebbene fosse possibile installarlo già tramite vie alterne. Ero incuriosito dall’integrazione con l’account MyNintendo e bisogna ammettere che la formula funziona, la sensazione di trovarsi all’interno di un grande ecosistema è presente e reale. Dopo aver importato il Mii che uso ormai dall’acquisto del Nintendo 3DS anni fa (l’unica modifica subita nel corso degli anni è stata la rimozione dei capelli, ma questa è una lunga e triste storia che non vale la pena di raccontare), ho iniziato ad aggiungere le persone che l’applicazione mi suggeriva: dapprima i miei contatti Facebook, quindi altre persone con le quali condivido tanti amici, ma che non ho minimamente idea di chi siano. Dopo aver comprato indumenti quanto più consoni al mio stile personale, ho iniziato a rispondere alle domande che mi poneva il piccolo avatar pelato nello schermo. Cibo, musica, argomenti vari ed eventuali, man mano che le mie risposte aumentavano, continuavo ad accumulare le monete virtuali di Miitomo, che ho speso per provare i minigiochi, del tutto dimenticabili. Ho ricevuto, in forma sempre virtuale, la visita di alcuni amici che non vedo da qualche mese, quasi servisse Miitomo a ricordarmi che ogni tanto il telefono potrei usarlo per fare cose diverse dal ridere dei cani goffi su Instagram. Ho trovato molto divertente la possibilità di poter rispondere ad alcune domande poste da un particolare Mii, in modo che la risposta rimanesse soltanto un segreto fra me e l’utente in questione: inutile dire che la cosa sia finita col millantare capacità amatorie e calunniare l’altrui scarsa virilità…

Piccolo uomo del Sud dalla testa lucida, riuscirai a trovare le risposte che cerchi dopo questo lungo errare?

Tornando alla questione di cui sopra, quella riguardante la cartella, ho scelto di tabellare Miitomo sotto la voce “Social”. Miitomo non è un gioco, non è stato nemmeno pensato per essere un gioco. Miitomo è il tentativo di Miyamoto e soci di dire al mondo che esistono, un modo per dire: “Guardate che non siamo ancora morti, guardate che possiamo sorprendervi quando meno ve l’aspettate”.

Per l’ennesima volta nella sua secolare storia Nintendo si reinventa, questa volta come social network. Un social network atipico, il primo (o forse secondo, ma del resto chi si ricorda di Second Life?) social dotato di interfaccia grafica assimilabile ai videogiochi, dove le parole scritte dagli utenti assumono magicamente il suono robotico e buffissimo delle voci dei Mii.
Miitomo, sia chiaro, non è scevro da errori: mancano componenti ormai fondamentali in un social come la chat privata e il sistema di notifiche è forse più confuso di mia madre quando apre il mio armadio; ma allo stesso tempo Miitomo esiste e diverte, è fresco e innovativo e potrebbe essere l’ancora di salvezza per quella nave in tempesta che è l’azienda di Kyoto degli ultimi anni, soprattutto dopo aver perso il suo timoniere la scorsa estate…

Intanto, i download in una quindicina di giorni hanno già raggiunto i tre milioni. Personalmente, non mi sentirei per niente offeso se Nintendo decidesse di integrare Miitomo a NX, un po’ come doveva essere PlayStation Home nelle intenzioni di Sony qualche anno fa. Sperando che NX, qualunque sia la sua forma, abbia anch’esso un sistema di cartelle.

I <3 cartelle. I <3 Nintendo.

Studente di architettura napoletano, ha imparato a giocare a Super Mario Bros. prima ancora di saper leggere. Il resto è tutta una logica conseguenza.