Ospiti al Nintendo Showcase di Milano, abbiamo provato in anteprima The Legend of Zelda: Breath of the Wild su Nintendo Switch. Ecco le nostre impressioni!
Invitati al Nintendo Showcase di Milano non abbiamo potuto lasciarci sfuggire la ghiotta occasione di mettere le mani su un titolo tanto atteso come The Legend of Zelda: Breath of the Wild. La demo per Nintendo Switch che abbiamo potuto provare purtroppo era a tempo limitato, ma non ci ha comunque impedito di apprezzare appieno quanto abbiamo sperimentato.
La prima cosa che subito è saltata all’occhio è la vastità dell’ambientazione che veniva offerta a inizio gioco, permettendoci di capire già dai primi minuti che avremo davvero tanto da fare in questo nuovo capitolo della saga. È stato particolarmente piacevole vedere come già all’inizio, calandoci nei panni di un protagonista che in pochi istanti dovrà capire dove si trova e dove dovrà andare, ci comparirà davanti una vista mozzafiato sulla splendida ambientazione del gioco. Insomma, questo permette di accomunare le sensazioni del giocatore a quelle del personaggio, cosa non di poco conto.
Apprezzabilissimo il doppiaggio italiano che, sebbene risulti al quanto strano per via di qualche pronuncia, nel complesso ha dimostrato una grande cura per il comparto audio del titolo.
Guardando più attentamente su quanto effettivamente il nostro prode Link sarà in grado di fare, c’è qualche dettaglio che può piacere come può non piacere, a seconda del tipo di giocatore. Molti di questi li ho, personalmente, apprezzati, trovandoli particolarmente interessanti. In primo luogo viene offerta la possibilità di potenziare il personaggio attraverso outfit e armi ottenibili dopo aver sconfitto i nemici incontrati sulla mappa. Ciò non ci ha impedito di rendere Link un giovane ribelle che viaggia a torso nudo per le terre di Hyrule… anche se fare il ribelle ha abbassato notevolmente la sua potenza difensiva, ma questo è solo un mero dettaglio.
L’uso di specifiche armi, inoltre, può permettere di effettuare determinate azioni utili a seconda della situazione che si viene a creare. Un chiaro esempio è il fatto di poter abbattere determinati tipi di alberi per ottenere della legna o semplicemente tagliare l’erba, rendendo il protagonista più boscaiolo o giardiniere di quanto la leggenda preveda. Fate attenzione, però: se lanciate le vostre armi dalla cima di una torre, non solo vi ritroverete a non avere più l’arma a disposizione nell’inventario, ma vi toccherà fare un lungo viaggio per poterla recuperare e, come ho scoperto a mie spese, le risate sono assicurate. Non saprei dirvi più se per divertimento o per l’imbarazzo.
Molto apprezzabile è l’interazione con il mondo, che non si limita solamente al raccoglimento di oggetti, spesso situati in zone che necessitano determinati tipi di azioni per essere raggiunte, ma anche ad elementi apparentemente banali, come l’erba che prende fuoco se si lancia una torcia accesa, con la conseguente chiazza scura che rappresenterà il terreno bruciato. Dettagli che non tutti i giochi presentano e che io trovo parecchio accattivanti. Non si può dire la stessa cosa invece se si prova a cucinare il nostro eroe, che sì, prenderà fuoco, ma con l’unica conseguenza di alterare la sua temperatura, come potremo ammirare grazie all’apposito indicatore, novità assoluta di Breath of the Wild.
Altro punto a favore dell’ultimo capolavoro made in Nintendo è la possibilità data al nostro Link di raggiungere zone rialzate semplicemente arrampicandosi. Ci si può inerpicare su tutto, dagli alberi alle pareti rocciose. È comodo perché spesso e volentieri permette di esplorare zone che normalmente sarebbero difficili o addirittura impossibili da raggiungere, oppure di ottenere oggetti nascosti, che solo arrampicandosi e raggiungendo la cima si potranno recuperare. Per esempio, sono arrivata a saccheggiare un nido in cima a un albero. Anche il sistema di crafting, a modo suo, fa guadagnare punti al titolo del team di Aonuma: se da un lato c’è la possibilità di avere oggetti che possono rendersi utili, dall’altro c’è la possibilità di migliorarli; Breath of the Wild lascia ben intendere come basta lanciare una mela nel fuoco per ottenerne una cotta che fa guadagnare più cuori.
La stamina, d’altro canto ha i suoi pro e i suoi contro. Arrampicandoci ne consumeremo una piccola parte per ogni movimento, ma se rimarremo appesi su una parete senza muoverci questa non si consuma, ma nemmeno si recupera, cosa che invece accade se da una corsa passiamo alla semplice camminata. Per l’arrampicata, il mancato consumo di stamina da fermi ha i suoi pregi, perché permette di restare aggrappati anche nelle situazioni più difficili; ciononostante risulta poco realistico, visto che alla fine il nostro alter-ego è sotto sforzo e ha poco senso il fatto che non consumi energie pur stando aggrappato ad un muro.
L’unica vera nota dolente, però, è data dall’uso del giroscopio, un elemento che ha reso difficoltosa la capacità di puntare la visuale in una specifica direzione costringendoci a restare immobili per poter giocare tranquilli. Non è molto pratico e ha dato non pochi problemi di giocabilità, che in un modo o nell’altro sono riuscita a sopperire. I comandi di Nintendo Switch però rispondono perfettamente, anche esaminando le tempistiche nel passaggio da televisore a schermo portatile, operazione resa in maniera davvero pratica.
In trepidante attesa
Sarò sincera: molte delle mie impressioni iniziali su questo titolo sono state date principalmente dalle varie comunicazioni che sono pervenute da Nintendo stessa in questi mesi (o forse anni?) e sapevo, più o meno, cosa aspettarmi. Giocarlo però è stata tutta un’altra cosa. Purtroppo il tempo che ho avuto a disposizione era poco e non mi ha permesso di apprezzare appieno o di scoprire tutte le funzioni che The Legend of Zelda: Breath of the Wild ha in serbo per noi giocatori ma, per quel che ho potuto trovare, è stata una piacevole scoperta. Un gioco che è perfetto da giocare in casa, godendosi la comodità di un grande schermo per poter ammirare tutti i dettagli minuziosamente curati, ma anche comodo da portarsi in giro grazie alla portabilità della nuova console ibrida della casa di Kyoto. Cos’altro dire se non che attendiamo il 3 marzo come se fosse la notte di Natale e come se il Natale stesso avesse saltato quei tre-quattro anni?