È il 13 marzo 2001 e Hee-Min Lee si è finalmente fatto coraggio, dichiarerà il suo amore a So-Young Han. Quale momento migliore se non farlo nel romantico White Day? Magari lasciandole una scatola di cioccolatini sul suo banco e restituendole il diario che ha dimenticato sulla panchina della scuola. Hee-Min Lee ha già calcolato tutto, sarà un’operazione di pochi minuti: intrufolarsi di notte nella scuola, evitare il bidello e lasciare il regalo. Nulla di più facile. Peccato che una volta entrato nella scuola superiore Yeondu, questa diventerà una prigione inespugnabile e la ricerca di un’uscita si districherà tra fughe rocambolesche da un instancabile bidello impazzito e scoprire il mistero che si cela dietro le oscure presenze sovrannaturali che infestano la scuola.
WHITE DAY: a labyrinth named school (conosciuto anche come The School: White Day) è un survival horror sudcoreano in prima persona, remake dell’omonimo titolo uscito nel lontano 2001. Lo sviluppo è stato affidato alla ROI Games, compagnia creata dal CEO di SONNORI (Lee Won Sool), che ha lavorato in collaborazione con la Gachyon Soft. Annunciato nel 2015 per PlayStation 4 avrebbe dovuto supportare le funzionalità di PlayStation VR ma, dopo aver riscontrato notevoli difficoltà nel conciliare l’ambientazione preesistente con i movimenti della realtà virtuale, gli sviluppatori decisero che avrebbero abbandonato la possibilità di utilizzare il visore e che quindi sarebbe stato un semplice remake, rimodernando un ottimo gioco del passato. A causa di alcuni ritardi, dovuti a difficoltà con la pubblicazione occidentale, l’uscita del gioco è stata spostata al 25 agosto 2017 mentre inizialmente era fissata per l’anno precedente.
- Titolo: WHITE DAY: a labyrinth named school
- Piattaforma: PlayStation 4, PC
- Genere: Survival Horror
- Giocatori: 1
- Software house: SONNORI, PQube
- Sviluppatore: ROI Games, Gachyon Soft
- Lingua: Italiano (testi), Inglese (voci)
- Data di uscita: 25 agosto 2017
- Disponibilità: digital delivery
- DLC: costumi aggiuntivi
- Note: remake dell’omonimo survival horror del 2001, è disponibile anche su iOS e Android. Sappiamo che si tratta di un titolo sudcoreano, ma per stavolta chiuderemo un occhio.
Il White Day è una festività originaria del Giappone, estesasi anche in Corea del Sud e Taiwan, che si colloca un mese dopo il giorno di San Valentino al quale è strettamente connesso. In Corea, tradizione vuole che il 14 febbraio le ragazze regalino del cioccolato fondente alla persona amata, se il ragazzo accetta questa proposta non verbale, il mese successivo, il 14 marzo appunto, dovrà consegnare a sua volta del cioccolato bianco. È con questa romantica premessa che inizia il gioco, mostrando un risoluto Hee-Min Lee alle prese con l’amore provato per la compagna So-Young Han. Il ragazzo si è trasferito da pochi giorni e non conosce le storie terribili che aleggiano sulla scuola superiore Yeondu, perciò decide di intrufolarsi di notte per lasciare una scatola di cioccolatini sul banco della ragazza e per restituirle il diario che ha sbadatamente dimenticato su una delle panchine della scuola.
Una volta riuscito ad entrare nell’edificio, il protagonista scoprirà di non poter più uscire e l’unico modo per poter tornare a casa sarà quello di esplorare l’istituto. Dopo pochi minuti di vagabondaggio, incontrerà altre due ragazze: l’aggressiva Seong-a Kim e la timida Ji-hyeon Seol, anche loro intrappolate nella scuola e alla ricerca dell’amica So-Young Han che aveva chiesto di raggiungerla nell’edificio comune della scuola. Oltre alle ragazze, Hee-Min Lee si imbatterà in un bidello crudele pronto a tutto pur di fermare chi si intrufola senza permesso nella struttura, anche a costo di ucciderlo brutalmente. Armato di mazza da baseball e dalla prestanza fisica impareggiabile, darà la caccia al protagonista durante la sua esplorazione alla ricerca di indizi per fare luce sui pericolosi misteri che avvolgono la scuola superiore.
Il bidello impazzito non sarà l’unica minaccia che il ragazzo dovrà affrontare, nel buio spettrale della scuola si annidano fantasmi nati dalle leggende locali che lo sfortunato Hee-Min Lee si vedrà costretto a dover affrontare. Questi spiriti sovrannaturali sono basati su storie e leggende metropolitane dallo stampo prettamente orientale, rappresentati da fantasmi grotteschi dai lunghi capelli neri che rendono l’atmosfera del gioco sempre carica di tensione. Leggendo le storie legate alle tragiche dipartite dei fantasmi, scopriremo il motivo della loro permanenza nella struttura scolastica e il modo per poterli scacciare. Oltre ad attingere a piene mani dal folclore coreano, WHITE DAY: a labyrinth named school prende spunto dal concetto cinese chiamata Wu Xing che mette in relazione i cinque elementi cardinali (Fuoco, Terra, Metallo, Acqua e Legno), spiegando l’utilizzo dei talismani magici trovati dopo aver sconfitto i vari boss e necessari a sbloccare zone altrimenti inaccessibili.
White Light in a Dark School
Il gameplay di WHITE DAY: a labyrinth named school è qualcosa che di questi tempi non è più una novità, ma quando il gioco originale uscì nel 2001 era un’idea poco sfruttata. Doversi muovere silenziosamente per evitare di essere scoperti dai nemici, la visuale in prima persona, la la necessità di accendere una fonte di luce per poter raccogliere o interagire con gli oggetti e l’assenza totale di armi fu un gameplay che accese la curiosità di tutti i videogiocatori. L’industria videoludica era immersa in giochi dove la componente action era fondamentale e ritrovarsi a dover affrontare un mondo horror senza poter reagire alle minacce, coinvolse molto il pubblico. A distanza di anni, un gameplay simile, se non praticamente identico, venne ripreso da moltissimi altri giochi di successo quali Outlast o Amnesia, portandoli nelle prime classifiche di vendita.
Nel gioco non ci è infatti permesso utilizzare armi di alcun tipo e l’unico modo per poter sfuggire al bidello che ci insegue sarà giocare d’astuzia. Per depistare il nostro inseguitore potremo chiudergli le porte in faccia, anche se durante la tensione della corsa non sarà facile, o intrufolarci in un bagno e chiuderci dentro: con un po’ di fortuna il bidello non saprà più dove cercare e potremo continuare ad esplorare la scuola. Purtroppo questa meccanica di gioco non è perfetta, capiterà infatti che il bidello compaia inaspettatamente in punti importanti, costringendoci alla fuga. Nonostante ci si nasconda accucciati dietro a banchi o scrivanie, in aule completamente buie, il bidello ci troverà in ogni caso, grazie alla sua torcia elettrica e ad un sesto senso piuttosto sviluppato. All’inizio del gioco questa quasi infallibilità sarà frustrante, facendoci rimpiangere di non poter spaccare su quella testa pelata un tubo di metallo arrugginito (Silent Hill docet).
Per procedere nel gioco saremo costretti a risolvere degli enigmi di vario tipo. Puzzle mai impossibili, per trovare la soluzione nel minor tempo possibile sarà di vitale importanza leggere attentamente tutti i documenti trovati durante l’esplorazione, riuscendo così a salvarci la pelle. Oltre a questi enigmi, ci saranno anche delle prove a tempo che dovremo superare correndo avanti e indietro per i corridoi della scuola. Nonostante siano nettamente più semplici dei puzzle disseminati nel gioco, il lento e inesorabile countdown non ci permetterà di prendercela comoda. Un’altra particolarità che ho apprezzato molto è la modalità di salvataggio, in quanto ricalca appieno la meccanica nata con RESIDENT EVIL. A differenza del capolavoro targato CAPCOM, dove si utilizzavano i nastri d’inchiostro, in WHITE DAY raccoglieremo dei pennarelli che verranno consumati ogni volta che vorremo salvare i nostri progressi di gioco. L’unica pecca è che in alcuni punti della trama il gioco creerà degli autosalvataggi e, se dovessimo morire, verranno caricati automaticamente nonostante siano presenti dei salvataggi manuali più recenti. Cosa piuttosto fastidiosa che ci costringerà a ripetere porzioni di avventura, o ad uscire dal gioco e caricare il salvataggio desiderato. Una discreta perdita di tempo in entrambi i casi.
White Shadows sorrounded by Noises
Il comparto grafico del remake di WHITE DAY: a labyrinth named school non sfrutta appieno la potenza della console Sony, ma questo non significa che sia stato trascurato, anzi sembra si sia deciso di puntare su uno stile meno realistico e molto più simile ad un film d’animazione. La grafica è molto fluida, e non c’è stato nessun tipo di rallentamento, dato che gli elementi su schermo non sono mai numerosi, ma le animazioni in game del protagonista risultano un po’ legnose. Si sono verificati anche dei piccoli glitch, in cui le ombre generate dalla torcia del bidello attraversavano porte chiuse e muri. Magari sono proprio questi piccoli problemi a renderlo quasi infallibile.
Per quanto riguarda il sonoro, WHITE DAY ci immerge in un mondo dove ogni minimo rumore deve essere ascoltato attentamente. Il rumore dei passi del bidello ci indicherà la sua presenza e quale sia la sua direzione, ma è il sibilo dei fantasmi ciò che intimorisce maggiormente. Questo suono soprannaturale indica la presenza di uno spettro vagante, pronto ad inseguirci e a sottrarci energia vitale, facendoci sobbalzare con un urlo agghiacciante. Inoltre, correre a perdifiato per i corridoi della scuola superiore farà aumentare i battiti del cuore dello sfortunato Hee-Min Lee, fino a renderli assordanti e mettendoci in una situazione di pericolo a causa del respiro affannoso udibile dai bidelli, rendendo così inutile ogni tentativo di fuga.
A chi consigliamo WHITE DAY: a labyrinth named school?
Ogni amante del genere horror dovrebbe provare almeno una volta WHITE DAY: a labyrinth named school. L’atmosfera è claustrofobica e la tensione sale quando dobbiamo avventurarci in zone buie, equipaggiati solo con un piccolo accendino. L’esperienza di gioco provata con questo titolo coreano è molto godibile, se tralasciamo per un attimo i problemi riscontrati con il bidello pazzo. I jumpscare presenti non sono affatto fastidiosi, ma piuttosto divertenti. Il fattore rigiocabilità è alto, ci sono molti finali diversi che potremo ottenere in base alle risposte date alle ragazze incontrate, e anche a seconda di alcune nostre azioni durante la fuga dalla scuola superiore. Se adorate le atmosfere horror, il sovrannaturale di stampo asiatico e storie che puntano più all’orrore psicologico che allo splatter, questo è il gioco che fa per voi.
- Finali multipli ed enigmi ben bilanciati
- Moltissimi fantasmi da scoprire
- Storia coinvolgente e ricca di mistero
- Il led del controller funge da indicatore della salute
- Meccaniche da perfezionare
- Il bidello è fastidioso e sarebbe da prendere a schiaffi
- Legnosità nei movimenti del protagonista
WHITE DAY: a labyrinth named school
Un labirinto di sangue e cemento
WHITE DAY: a labyrinth named school è l’ottimo remake di un ottimo gioco horror del 2001, diventato ormai cult tra gli appassionati del genere. Pioniere nel suo genere, porta avanti queste meccaniche old school che non sembrano più così rivoluzionarie, ma certamente non meno interessanti e coinvolgenti. C’è ancora molta strada per la perfezione ma, nonostante alcuni difetti a volte fastidiosi, il gioco di casa SONNORI non delude e sarà apprezzabile sia ai giocatori più navigati che ai giocatori alle prime armi. Prestate sempre attenzione e non sottovalutate le forze oscure che aleggiano sulla scuola superiore Yeondu. Se durante la vostra esplorazione vedete un pelato armato di mazza, correte dalla parte opposta senza esitare nemmeno un secondo!