Adventures of Mana – Recensione

Adventures of Mana

Adventures of Mana - RecensioneSulla cima del Monte Illusia, che si estende oltre le nuvole, si cela il leggendario Albero di Mana, un organismo vivente che percepisce la forza dell’universo e cresce grazie a essa. La leggenda narra che coloro che toccano l’albero ottengono un potere che dura in eterno. Il Dark Lord dell’Impero Glaive ha in mente di usare questo potere per conquistare il mondo attraverso terrore e massacri. Nelle vesti di gladiatori del regno di Glaive, gli eroi vengono costretti al servizio dell’oscuro signore, obbligati, per il suo diletto, a battersi in duelli mortali con mostri spaventosi. Ogni giorno vengono fatti uscire dalla loro prigione per lottare fino alla morte, e ciascuna vittoria gli consente di ottenere abbastanza cibo per sopravvivere un altro giorno. Tuttavia, le ferite riportate dai ripetuti scontri e l’irrecuperabile fatica causa la morte di numerosi schiavi, che finiscono col cadere uno dopo l’altro. Sarà con la morte dell’ennesimo amico che il nostro protagonista deciderà di opporsi alla tirannia del terribile sovrano.

Giunto nel nostro bel paese su dispositivi mobile iOS e Android lo scorso febbraio, Adventures of Mana arriva a sorpresa su PlayStation Vita in un sereno mattino dello scorso 28 giugno. Sebbene all’interno del titolo non compaia il nome di FINAL FANTASY, questo gioco di ruolo d’azione prodotto da SQUARE ENIX è in realtà un remake per dispositivi più moderni di un grande classico originario del caro Game Boy di Nintendo, spin-off della celebre saga: parliamo di Seiken Densetsu ~FINAL FANTASY Gaiden~, giunto in occidente nei ruggenti anni novanta con il titolo di FINAL FANTASY Adventure in USA e Mystic Quest nel vecchio continente. Si tratta, tuttavia, del capitolo inaugurale della serie di Mana, già riscritto per il più moderno Game Boy Advance tempo dopo, nel 2003, con il titolo di Sword of Mana. Perché, quindi, riproporci nuovamente la solita minestra riscaldata, direste voi? Perché probabilmente questo spin-off partorito dalla mente di Koichi Ishii ben venticinque anni fa costituisce una delle pietre miliari del panorama videoludico giapponese, un ulteriore guanto di sfida lanciato contro Zelda che ha dato i natali a una saga totalmente slegata dal ben più noto universo popolato da Chocobo e Moguri (non che qui di pennuti gialli non se ne vedano girare). Ma senza dilungarci oltre, vediamo un po’ cosa ha da offrire questa nuova versione del gioco, più fedele all’originale rispetto a Sword of Mana.

  • Titolo: Adventures of Mana
  • Piattaforma: PlayStation Vita, iOS, Android
  • Genere: Action RPG
  • Giocatori: 1
  • Software house: SQUARE ENIX
  • Sviluppatore: SQUARE ENIX
  • Lingua: Inglese (testi)
  • Data di uscita: 28 giugno 2016
  • Disponibilità: digital delivery
  • DLC: nessuno
  • Note: inserire la password “knight for a day” per ottenere un costume alternativo

Il nostro impavido eroe (che per un’impensabile convenzione internazionale ci si presenterà col nome di Sumo) è uno dei gladiatori imprigionati nei sotterranei del Castello di Glaive che, come già detto nell’introduzione, rischia la propria incolumità lottando contro una serie di mostri nell’arena per il puro piacere personale del suo padrone, ottenendo in cambio solo il cibo necessario a sopravvivere un’ulteriore giornata. Dopo l’ennesimo scontro che ci vedrà vittoriosi nei suoi panni, la scena passerà alle nostre prigioni, nelle quali il fedele amico Will, in fin di vita, ci dirà che l’Albero di Mana è in pericolo e che per salvarlo dovremo trovare un certo Bogard, l’ultimo dei Gemma Knight. Approfittando dell’unico istante che ci consentirà di fuggire dal castello, assisteremo al dialogo fra il Dark Lord e il suo servitore Julius, che discorreranno appunto riguardo l’appropriarsi del potere dell’Albero sfruttando i poteri di una certa fanciulla. Sfuggiti all’attacco dell’oscuro nemico (o meglio, precipitati senza evidenti danni da seimila metri di altezza) ci imbatteremo proprio nella succitata madamigella, al capezzale di quella che pare essere la sua moribonda guardia del corpo: dopo aver visto spirare il secondo individuo sotto i nostri occhi, che manco Jessica Fletcher, l’eroina femminile del gioco a cui precedentemente avremo dato un nome (Fuji, di default…), si unirà al nostro gruppo per il semplice fatto che anche lei è alla ricerca del medesimo tizio, Bogard. Evitando di tediarvi ulteriormente proseguendo nel raccontarvene la trama, passiamo a discutere di gameplay vero e proprio, nonché di una serie di difetti che, ahimé, affliggono Mana dal punto di vista tecnico.

The Legend of Mana

Per spiegarvi il modo in cui il gameplay di Seiken Densetsu è strutturato, mi tocca necessariamente paragonarlo a un altro titolo che all’epoca, con molta probabilità, fu di grande ispirazione per gli sviluppatori: il primissimo The Legend of Zelda. La classica visuale dell’appena citato titolo di Nintendo sarà molto simile a quella che accompagnerà per quasi tutta la durata di quest’avventura (con qualche leggera variazione in determinate zone), così come un sistema di combattimento d’azione semplice da padroneggiare che fa largo uso di fendenti sferrabili mediante il tasto X della nostra handheld. Al tasto cerchio potremo invece assegnare oggetti consumabili o strumenti che ci serviranno ad avanzare sul nostro cammino, come ad esempio un piccone in grado di frantumare le rocce, un’ascia che ci consentirà di eliminare gli arbusti e le utilissime magie che, oltre a permetterci di sconfiggere i nemici, ci torneranno utili per la risoluzione di una serie di puzzle per proseguire nell’avventura. Tuttavia, questo sistema di esplorazione e combattimento, apparentemente semplice, si porta dietro un grosso difetto. Dalla sua natura di titolo sviluppato per Game Boy eredita la suddivisione in riquadri della mappa del mondo: detto in parole povere, ogni qual volta attraverseremo un appezzamento di terra per giungere nella zona adiacente, ci sarà una piccola transizione che richiederà il caricamento dei nemici preposti in quel settore. Il problema è che già tali transizioni causano rallentamenti che spezzano il ritmo di gioco ma, come se non bastasse, spesso e volentieri potremmo finire per muoverci avanti e indietro fra due riquadri per errore, con conseguente sparizione e apparizione dei mostri in angoli differenti della mini-mappa, innescando ulteriori rallentamenti e cali di frame rate. D’altro canto, i nemici stessi spesso e volentieri si ritroveranno ad attraversare pareti e oggetti che, di norma, dovrebbero essere solidi (come rocce, cespugli e quant’altro) oppure a scomparire misteriosamente e riapparire altrove.

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We still fight, fighting in the the Nineties

In maniera diversa da Zelda, tuttavia, oltre a guadagnare nuove possibilità tramite strumenti, armi e incantesimi, il nostro eroe potrà salire di livello sconfiggendo i nemici che gli si pareranno davanti nel corso della sua avventura: una volta raggiunta l’exp necessaria al fatidico level up, ci verrà chiesto in quale campo vorremo specializzarci. Qui incapperemo in una serie di classi che risulteranno estremamente familiari a chi conosce FINAL FANTASY a menadito, specie se teniamo conto che utilizzano gli stessi, identici sprite dei capitoli classici di questa serie: guerriero, monaco, mago nero e saggio. Tuttavia, scegliendo una di esse il nostro eroe non potrà, purtroppo, cambiare classe, ma incrementerà determinate statistiche in base alla scelta effettuata. Il guerriero, per esempio, farà salire il nostro attacco; il monaco la difesa e i punti vita, il mago attacco e punti magia, mentre il saggio influirà sulla velocità dell’indicatore Limit. Quest’ultimo, come intuibile per tutti i fan di FINAL FANTASY, servirà a scatenare devastanti attacchi speciali che potranno aiutarci a uscire da situazioni apparentemente insidiose, oppure a risolvere enigmi ambientali: per esempio, lanciando la catena caricata con l’attacco speciale, potremo raggiungere un appiglio altrimenti inaccessibile, assolutamente necessario per il proseguimento nel gioco. In maniera diversa dal classico RPG a turni, tuttavia, per riempire l’indicatore non dovremo fare altro che avanzare nell’esplorazione senza eseguire alcun attacco, pena l’azzeramento della barra.

Adventures of Mana ci metterà unicamente nei panni del nostro prode guerriero in armatura scarlatta a cui avremo certamente cambiato nome, ma egli non sarà l’unico personaggio con cui avremo a che fare: oltre all’eroina, ci imbatteremo in una serie di NPC che, di tanto in tanto, ci accompagneranno nell’esplorazione e nei combattimenti, agendo in maniera totalmente autonoma e aiutandoci, in maniera un po’ goffa e che lascia spazio a folli desideri di co-op per due giocatori, a far piazza pulita dei nemici che ci circondano. Purtroppo, come avrete sicuramente intuito, questi alleati saranno, spesso e volentieri, solo una mera compagnia atta unicamente a causare ulteriori rallentamenti nel motore grafico, un po’ come un criceto in gabbia che corre sulla ruota mentre noi battiamo forsennatamente le dita sulla tastiera o, peggio ancora, un fastidioso sottofondo alle tre di notte mentre tenteremo di addormentarci. I loro sporadici attacchi spesso non andranno a segno, si ritroveranno a girare a vuoto come dei Daredevil ubriachi e… correranno contro il muro anche quando noi rimarremo immobili a parlare con l’NPC della locanda per riposare. L’unica vera utilità sarà data dal tasto con i tre puntini di sospensione, che ci consentirà di richiedere il loro intervento curandoci, annullando status alterati o, nel caso del giallo pennuto simbolo di FINAL FANTASY, di concederci passaggio.

Green Memories

I modelli poligonali di protagonisti e nemici di questo terzo avvento di Seiken Densetsu sono piuttosto dettagliati e belli da vedere, a differenza delle ambientazioni che invece risultano un po’ troppo piatte e spigolose, che fanno inoltre largo uso di elementi modulari riempitivi ripetuti all’infinito come alberi, cespugli, rocce e quant’altro. Il frame rate, sebbene risulti fluido per la maggior parte delle situazioni, subisce sporadici rallentamenti causati dalla comparsa improvvisa di nemici o dalla transizione fra una zona e l’altra… e, a volte, anche senza motivo. Parlando in termini di audio, invece, ritroviamo l’encomiabile colonna sonora firmata da Kenji Ito (cercate un po’ il suo nome su Google), il vero fiore all’occhiello di questa produzione: all’inizio della nostra partita, ma anche in qualunque momento tramite il menu delle opzioni, potremo decidere se passare dall’ottima versione riarrangiata per questa nuova versione del gioco all’originale chiptune 8 bit della versione Game Boy. Peccato non poter fare lo stesso con la grafica del gioco, sarebbe stata una feature che avrebbe fatto decisamente salire il voto finale. Tra gli altri glitch in cui mi sono imbattuto, uno in particolare mi ha costretto a riavviare più volte l’applicazione sulla mia console: inspiegabilmente, il gioco si è ritrovato senza colonna sonora, di punto in bianco. All’inizio ho creduto si trattasse di una scelta registica, ma era ovvio che mi sbagliassi.

A chi consigliamo Adventures of Mana?

Ci troviamo davanti al più classico esempio di remake fedele al titolo originale: da qualunque parte lo si guardi, Adventures of Mana sprigiona nostalgia, specie se decideremo di viverlo con le soundtrack originali del Game Boy. Chi ne ha apprezzato l’originale su schermo verde potrà rimanere piacevolmente colpito dalla fedeltà con la quale sono state riproposte le medesime mappe, e potrà proseguire nel gioco senza sosta sfruttando i ricordi di gioventù; i giocatori abituati a titoli più moderni, d’altro canto, potrebbero incontrare non poche difficoltà dettate appunto dal fatto che si tratta semplicemente di un titolo degli anni ’90 riproposto sotto una nuova veste grafica, con tutti i pro e i contro che ne derivano: non sarà affatto difficile perdersi senza riuscire a capire dove, effettivamente, dovremo dirigerci per proseguire nella storia che, tra le altre cose, non spicca certo per originalità e profondità.

Il gioco presenta un sistema di password. Peccato che l'unica parola chiave esistente serva solo a ottenere un costume alternativo.

Il gioco presenta un sistema di password. Peccato che l’unica parola chiave esistente serva solo a ottenere un costume alternativo.

  • È possibile scegliere la colonna sonora in 8 bit
  • Coinvolgente, a modo suo
  • Tutto sommato ha il prezzo che merita

  • Può risultare un po’ dispersivo e ripetitivo
  • Soffre di rallentamenti frequenti
  • A volte la musica scompare misteriosamente
  • Una modalità a due giocatori sarebbe stata un’aggiunta piuttosto interessante
Adventures of Mana
3

Il ritorno di un classico senza tempo, un po' al di sotto delle aspettative

Tirando le somme, non posso ritenermi deluso, ma nemmeno pienamente soddisfatto da uno dei titoli che attendevo maggiormente dal giorno dell’annuncio a questa parte. Le intenzioni iniziali di SQUARE ENIX erano quelle di rilasciare Adventures of Mana unicamente su smartphone dalle nostre parti, e forse giocando alla versione PS Vita inizio a comprenderne i motivi. Purtroppo questo porting per la handheld di casa Sony soffre di alcuni problemi imputabili probabilmente al budget non troppo alto investito nella sua realizzazione, che si traduce in un comparto tecnico non sempre all’altezza, che soffre di rallentamenti e cali di frame rate, nonché di nemici che agiscono in maniera casuale e aiutanti dall’intelligenza artificiale pari a quella di una mosca chiusa in una stanza. Nonostante tutto, dall’originale per Game Boy, Mana eredita un gameplay semplice e intuitivo, con quel tipico senso di avventura che ti spinge a proseguire nella partita anche per svariate ore di fila. Tutto sommato, sono contento che sia arrivato anche su console: personalmente, non amo giocare a questo genere di titoli su cellulare, sia per il problema dei controlli touch, che mai riusciranno a sostituire pulsanti e leve analogiche, sia per la tipologia di gioco in sé, che costringerebbe a lunghe sessioni che scaricherebbero totalmente la batteria di un dispositivo utilizzato per molte altre funzioni. Seiken Densetsu può essere giocato su Vita anche utilizzando unicamente il touchscreen anteriore ma, sinceramente, mi chiedo se esista qualcuno tanto folle da preferirlo ai controlli fisici.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.